Sull’alternanza: un’altra scuola, un altro lavoro
Il nesso tra scuola e lavoro che le manifestazioni e le occupazioni liceali hanno messo in risalto con l’opposizione ai Pcto è una questione fondamentale per ridefinire prospettive di azione e discorso condivise sul rapporto tra pedagogia e politica. La scuola statale che abbiamo adesso non riduce le diseguaglianze, non offre occasioni d’apprendimento in modo equo ed inclusivo, in vista di comunità solidali e democratiche in grado di cooperare per affrontare le crisi ecologiche e le trasformazioni tecnologiche e culturali necessarie per un futuro di pace, senza scarsità e violenza. Per contestarla, per proporre alternative dovremo agire altri rapporti tra conoscenza e lavoro.
Con questo dossier abbiamo voluto interrogarci sulla relazione fra scuola e lavoro. L’emotività generata dalla morte di due ragazzi durante la loro esperienza di stage e le mobilitazioni studentesche hanno temporaneamente rivolto l’attenzione verso una questione poco studiata e discussa nei dibattiti sulla scuola: che cos’è oggi l’istruzione e la formazione professionale?
Chi sono i ragazzi che scelgono questi indirizzi? Perché e con quali ispirazioni si avvicinano a un percorso di istruzione che dovrebbe portarli giovanissimi nei mondi del lavoro? E soprattutto quali sono i mondi del lavoro che potenzialmente li attendono? Cosa pensano gli insegnanti e i formatori che in queste scuole lavorano? Il discorso economicista del capitale umano è penetrato nella scuola finendo per naturalizzarsi e strutturarsi in un linguaggio che si è fatto gergo, neo lingua orwelliana che parla ossessivamente di competenze, soft skills, imprenditorialità e valutazioni incessanti in ambiti cognitivi e non cognitivi. Questa è una scuola che non parla più di educare, crescere, scoprire, fare esperienza, osservare il mondo, vivere insieme. I suoi verbi sono competere, addestrare, forgiare. Le disuguaglianze di
classe nel gergo della nuova scuola ad alto tasso di tecnoburocrazia digitale divengono skill mismatch, la comunità intorno alla scuola un aggregato di stakeholder, e al bisogno di uscire dal soffocante tentativo di riportare ogni aspetto della vita di un essere umano nel campo di un paradigma economico si risponde con l’ultimo ritrovato della moda scolastica Miur che dovremo ritrovarci a decostruire, le character skills, cioè la nuova risposta all’egemonia del cognitivo partorita dalla mente di un ennesimo illustre premio Nobel dell’economia, James Heckman: un percorso scolastico per plasmare i caratteri e costruire personalità virtuose a partire dalle caratteristiche emotive psicosociali degli studenti, ovviamente anche queste da valutare.
In questo ambiente linguistico dominante, al cui interno la scuola e il mondo delle aziende si fondono a creare un’asettica ed efficiente immagine trasmessa via webinar di processi di apprendimento spacchettati in competenze da acquisire, sembra impossibile che un ragazzo possa morire schiacciato da una novecentesca trave di ferro, eppure è accaduto e accade.
Lo “speciale” si muove in tre direzioni: un tentativo di inchiesta su cos’è oggi il rapporto scuola e lavoro osservando Pcto e stage attraverso la voce di insegnanti e ragazzi dal Nord a Sud:
Branca/De Giuli/Lambertini/Panzacchi:https://gliasinirivista.org/pcto-buoni-e-cattivi-esempi/,
Ciappetta: https://gliasinirivista.org/roma-gli-allievi-di-un-professionale/,
Cimmini: https://gliasinirivista.org/lesperienza-di-chi-coordina/,
Guazzone: https://gliasinirivista.org/cosa-ne-dicono-ragazze-e-ragazzi/,
Passalacqua: https://gliasinirivista.org/orientare-al-lavoro-non-serve-a-niente/;
riflessioni su questi temi a partire da storie individuali di chi nella scuola vive ai margini di un successo formativo e senza l’orizzonte di una esperienza collettiva di crescita
Diazzi: https://gliasinirivista.org/scuola-lavoro-disabilita-le-promesse-disattese/,
Antonelli: https://gliasinirivista.org/ragazze-e-formazione-professionale/;
un approfondimento sulla sicurezza sul lavoro in relazione alla presenza studentesca
Carnevale: https://gliasinirivista.org/ogni-volta-che-un-infortunio/
racconti di altre pratiche e di altre esperienze culturali e politiche, anche storicamente distanti, per pensare i mondi del lavoro e dell’operosità umana in relazione alla scuola:
le cooperative scolastiche in Trentino: Vitello: https://gliasinirivista.org/cooperative-scolastiche-in-trentino/;
le cooperative scolastiche nelle classi Freinet e della pedagogia istituzionale: Lucchesini/Oury: https://gliasinirivista.org/antologia-istruttive-esperienze-di-ieri/;
la scuola delle 150 ore e il lavoratore studioso: Boarelli/Foa: https://gliasinirivista.org/antologia-meta-studio-e-meta-lavoro/.