Descrizione
Sono tre le questioni su cui abbiamo lavorato per il numero 107 de Gli asini.
La prima è il rapporto tra storia, memoria e potere: qual è l’uso pubblico che viene fatto della storia? In che modo le verità storiche, le credenze collettive e le memorie soggettive vengono piegate a fini politici?
Apre un’intervista di Mauro Boarelli con lo storico Carlo Ginzubrg, che ragiona sulle fake news, di ieri e di oggi, e sui meccanismi che ne regolano la ricezione e l’uso sociale.
Valentina Pisanty torna sul tema dei tentativi – da parte di governi e parlamenti – di regolare la memoria collettiva (in primo luogo, ma non solo, quella della Shoah) attraverso atti normativi, prescrittivi o sanzionatori e sui paradossali effetti che questi tentativi sortiscono.
Paola Splendore ha poi tradotto per noi un intervento di Robin Morgan sulla cancel culture. Parliamo anche di anarchia, con Antonio Senta, perché la vicenda di Alfredo Cospito – oltre al tema cruciale dello stato di diritto – tocca anche quello della criminalizzazione di una cultura politica.
Il secondo dossier tocca le questioni del welfare e delle disuguaglianze sociali.
Sandro Busso ci introduce al tema delle trasformazioni nel ruolo dello Stato, Enrica Morlicchio, intervistata da Pietro Savastio e Michele Conti, spiega cosa vuol dire povertà oggi, mentre Mikhail Maslennikov ci parla di ricchi, recensendo il libro Se la classe inferiore sapesse di Giulio Marcon; di politiche abitative ragiona Alessandro Coppola, intervistato da Giorgio De Ambrogio.
Seguono le riflessioni di due gruppi di lavoratori autoorganizzati del mondo della cura, dell’accoglienza e dell’educazione, che costruiscono spazi di alleanza e resistenza, il Collettivo Fabriqa23 e il Laboratorio Welfare Pubblico, e quelle di un amministratore locale pugliese, Roberto Covolo, intervistato da Luca Negrogno e Riccardo Ierna, mentre Andrea Toma si sofferma sul ruolo e sulla crisi dei corpi intermedi, a partire da uno scritto di Giuseppe De Rita.
L’esperienza del Rifugio Masi in alta Val Susa, raccontata da Silvia Massara a Luigi Monti, che chiude questa sezione, ci parla di welfare mutualistico, conflittuale, solidale. L’invito degli Asini è a non eludere il problema della disuguaglianza girandoci intorno con parole come welfare culturale, impresa sociale, partecipazione, e a non considerare le lotte per il salario minimo legale e il reddito di cittadinanza come opzioni escludenti fra di loro, come invece vuole la vulgata mediatica.
Il terzo dossier mette assieme le parole “infanzia” e “sovversione” per produrre un cortocircuito che illumini il lavoro di educatore o di maestra rispetto alle dimensioni del potere, della responsabilità, della cura.
Una storia fondamentale da conoscere a questo proposito è quella di Asja Lacis, rivoluzionaria e regista che nella Russia degli anni Venti realizzò con i bambini di strada e con gli orfani internati negli istituti “un teatro proletario di bambini”; ce la racconta qui Anna Nutini. Sara Honegger e Federica Lucchesini ci ricordano poi l’attualità del libro di Elena Gianini Belotti Dalla parte delle bambine, di cui ricorre il cinquantenario, mentre Maria Nadotti ci dà notizia di una “piccola conferenza” di Georges Didi-Hubermann sul tema “per che obbedire?”. Simone Lanza incrocia la lettura di Christopher Lasch con l’analisi di un libro di “pedagogia nera” e, infine, riprendiamo un passaggio del dialogo tra Andrea Canevaro e Giancarlo Rigon, introdotto da Emanuela Cocever, in cui Canevaro commentava una nota “parabola” educativa del grande pedagogista polacco, “conservatore sovversivo”, Janusz Korczak.
Completano il numero un omaggio al poeta Charles Simic, scomparso lo scorso gennaio, introdotto da Giovanni Pillonca; un piccolo “classico” di Hans Magnus Enzensberger, presentato da Guido Armellini; e le illustrazioni di Samuele Canestrari.