Descrizione
Rari sono gli eredi di Socrate e milioni, invece, quelli di Aristotele, scriveva nel 1910 Carlo Michelstaedter, un giovane ventitreenne di Gorizia, prima di ammazzarsi. Non solo tra gli accademici e tra gli scriventi: anche tra noi, i persuasi sono più rari di quanto pensano di esserlo. Apriamo questo numero con un’accorata dichiarazione di Alessandra Ballerini, avvocato degli ultimi, e con una bellissima poesia greca di Niki Giannari che ci viene da Idomeni, scoperta grazie a Didi-Huberman e all’editore Casagrande. Tornando all’Italia abbiamo chiesto a Paolo Berdini un consuntivo sull’operato dei 5 Stelle al Comune di Roma, di cui condividiamo la durezza e apprezziamo la lucidità. Che disastro, quel gruppo, e che disastro la Raggi! Giuseppe De Rita, fondatore e direttore del più autorevole luogo di studio delle mutazioni italiane, ha scritto un opuscolo su quanto c’è di nuovo e quanto di sempre oggi nella società che è la nostra; ne riferisce Marco Farsaglia, e ci torneremo. Rinaldo Gianola affronta il problema del precariato nel mondo del lavoro, e sempre in Italia, Roberto Landolfi ci aggiorna su una preoccupante situazione sanitaria, Marino Ruzzenenenti sui problemi sempre aperti di Taranto, e Giacomo D’Alessandro ci fa conoscere la lotta dei portuali di Genova contro la vendita di armi italiane all’Arabia saudita e ha intervistato Federico Borromeo sui problemi dell’ambiente in Liguria. Marco Triches ci ha scritto una lettera da Belluno, una provincia meno addormentata di altre. Davide Bubbico riflette sulle ragioni per cui si emigra dal Sud e Tiziana Colluto su quelle per cui sarebbe giusto restare (nel suo caso, in Salento). Dal mondo, Lorenzo Velotti, giovane ecologista persuaso, dice che lo stato dell’ambiente è sempre più disastroso ed estremo e che è giunta l’ora di ribellarsi. (Ma non possiamo che guardare con costernazione alla debolezza dei movimenti italiani, invitandoli al risveglio e ad azioni più decise.) Dobbiamo a Battiston un prezioso dossier sull’attualità socio-politico-militare in Asia: Emanuele Giordana sull’Indonesia, Paolo Affatato sulle Filippine, Marina Forti sull’India, lo stesso Giuliano Battiston sul Pakistan. Una seconda parte del dossier comparirà nel prossimo numero, e alla prima abbiamo aggiunto le notizie di Camilla Lombardi sulla condizione delle donne in Cina e sulle loro lotte, di Maria Grazia Franceschelli sulla classe media nella Russia di Putin e di Eleonora Copparoni sulle migrazioni interne in Africa. Queste nostre amiche fanno parte di “Lo spiegone”, un gruppo di giovani studiosi che ci auguriamo possa contribuire assiduamente al lavoro della rivista. Tornando a casa, Giordana Piccinini ed Emilio Varr (“Hamelin”) si indignano sulle ipocrisie e bassezze del mercato dei libri per l’infanzia; Maria Teresa Muraca ragiona sull’eesperienza migratoria, alla ricerca di una casa comune, e Marco Vincenzi (del CNCA) propone un decalogo per l’operatore sociale, Chiara Scivoletto discute il sistema penale che riguarda i minori, Roberta Rao racconta i ragazzi dell’ Istituto penale di Nisida, l’isoletta-”riformatorio” davanti a Pozzuoli. Lorenzo Alunni, intervistato da Domenico Barberio, parla della condizione dei rom a Roma, mentre Pietro Faoro e Savino Reggente riferiscono sul gravissimo sgombro di una struttura di accoglienza bolognese. Ed eccoci al “poco di buono” che scoviamo nell’arte dei nostri giorni, con alcune canzoni dell’ultimo disco di Vinicio Capossela, con le dichiarazioni di Vinicio raccolte da Goffredo Fofi e con le considerazioni critiche di Simone Caputo. Altri testi poetici di valore li abbiamo avuti da Antonella Anedda, sulla cui arte interviene Marco Gatto, e Paola Splendore ci ha fatto scoprire quelli di Caroline Smith dal suo formidabile “manuale dell’immigrazione”. Passiamo al teatro tornando ancora una volta ad Antonin Artaud e al suo “teatro della crudeltà” affinché i teatranti di oggi lo rileggano e pratichino e aggiornino, come auspica Rodolfo Sacchettini parlando dell’influenza passata e del ripudio attuale di quel decisivo insegnamento. Per il cinema, torniamo a Roberto Minervini, autore di un piccolo capolavoro di cinema politico per l’oggi, intervistato da Alessandro Stellino. Piergiorgio Giacchè ha letto (troppo velocemente) due romanzi “antropologici” molto italiani e molto di oggi di Claudia Durastanti e di Francesco Pecoraro, due dei nostri premi asinini di quest’anno, il cui elenco compare poche pagine dopo, e Nicola De Cilia il “romanzo di Marghera” di Gianfranco Bettin. Alessio Trabacchini recensisce l’insolito romanzo per immagini di Miguel Valdivia su San Giuseppe da Copertino da cui abbiamo preso le immagini di questo numero. Emanuele Dattilo ricorda la nostra amica Chichita Calvino a un anno dalla morte. Per le “Storie”, un breve brano sulla storia della Terra di una geniale scrittrice-antropologa cubana di ieri, Lydia Cabrera, e il racconto di un apprendistato tutto d’oggi in una casa occupata romana di Tomi Mellina Bares. Nei “Doveri dell’ospitalità” torniamo a Cuba per riproporre il manifesto del “real meraviglioso americano” steso sette decenni or sono da Alejo Carpentier, la cui opera narrativa splendidamente barocca è riproposta oggi da Sellerio. Tanti lo citano ma pochi l’hanno letto, ed è indispensabile, crediamo, per comprendere la grande stagione della letteratura latino-americana del secondo Novecento.