Descrizione
Solo i disperati sono autorizzati a parlare di speranza
Prendere parola e indicare un’apertura nel futuro, nominare le possibilità, i doveri, le strade che aprirebbero un altrimenti non spetta ai festival, alle kermesse, a chi al sicuro e con soddisfazione gode il privilegio culturale. Una parola fraterna che tagli l’oscurità che ci avvolge può venir da chi lavora, fatica e si consuma a occhi aperti in mezzo al peggio che ci circonda.
Apriamo questo numero di nuovo su Roma, con una lunga intervista di Marco Carsetti e Domenico Chirico ad Andrea Zampetti, che descrive la capitale attraverso i moltissimi interventi sul territorio realizzati dalla Caritas. Sulla questione ecologica torna Alex Giuzio, analizzando criticamente il piano proposto dal governo Draghi per riprendere le concessioni delle estrazioni di petrolio e gas in Italia, a dispetto di tutti gli annunci sulla transizione ecologica. Parliamo poi di due lotte operaie in Toscana, che ci riguardano: gli Ingegneri solidali con la Gkn propongono un’analisi critica dello stabilimento metalmeccanico di Firenze occupato dagli operai ormai da luglio, e delle sue possibili riconversioni produttive; mentre Zheng Ningyuan, intervistato da Fulvio Chimento e Mimmo Perrotta, racconta la lotta degli operai pakistani della Texprint di Prato, in particolare dopo il pestaggio che alcuni di loro hanno subito dopo lo sciopero generale dei sindacati di base l’11 ottobre.
Nella sezione Pianeta proponiamo una importante riflessione di Achille Mbembe, tradotta da Livia Apa, sul percorso intrapreso da Emmanuel Macron per rinnovare i rapporti tra Francia e Africa, un percorso a cui lo stesso Mbembe ha partecipato con sguardo critico. Giovanni Pillonca ci aggiorna invece sui territori palestinesi occupati da Israele, sulla questione dell’acqua e sulla situazione di apartheid che di fatto si sta realizzando, e ha tradotto per noi un articolo di Hagai El-Ad sul ruolo del nuovo premier israeliano Naftali Bennett e sui suoi rapporti con Joe Biden.
In Educazione e intervento sociale Federica Lucchesini scrive della profonda crisi della scuola media, dopo aver letto un inutile rapporto della Fondazione Agnelli, mentre Simone Lanza rilegge i testi di Hartmut Rosa sulla accelerazione nelle relazioni sociali, alla luce dell’isolamento e della crescita dei rapporti mediati dall’informatica durante la crisi sanitaria. Torniamo poi su Roma con altri due esempi virtuosi di intervento sociale e attivismo: le ATTIVISTE E ATTIVISTI DELLA SCUOLA POPOLARE descrivono il quartiere San Basilio e i suoi problemi e Michele Conti, Sonia Spila, Maya Vetri e Luciano Ummarino raccontano Casetta Rossa, centro sociale di Garbatella.
In apertura di Poco di buono dedichiamo un omaggio a Laura Betti, con la sua lettera a Pier Paolo Pasolini, un anno dopo la sua morte, e con i testi delle canzoni scritte per lei da Pasolini, Fortini, Arbasino, Mauri e Moravia. Mirella Armiero ha interrogato Alessio Forgione, giovane scrittore napoletano, in merito al suo ultimo romanzo, Il nostro meglio, a Napoli e alla sua letteratura; Eleonora Santamaria ci racconta un festival queer a Lecce, mentre Maurizio Braucci ha visto per noi un film che mette in scena il mondo del cinema porno, la sua violenza e i suoi valori capitalisti. Ricordiamo Luca Rastello, grazie a Elia Faso che ha letto una raccolta di suoi articoli curata da Giorgio Morbello, e Antonio Pennacchi, scomparso la scorsa estate, grazie a Nicola Villa. Paolo Lanaro accosta la narrativa di Mario Rigoni Stern e la poesia di Andrea Zanzotto, mentre ancora Giovanni Pillonca ci parla del poeta nordirlandese Michael Longley e Paolo Bertinetti dell’ultimo romanzo, postumo, di John le Carré. Proponiamo il discorso sulla traduzione pronunciato da Isabella C. Blum in occasione del conferimento del Premio di traduzione “Giovanni, Emma e Luisa Enriques” 2020. Infine, elenchiamo i gruppi e i singoli a cui abbiamo conferito il nostro premio “Gli Asini”, lo scorso 31 ottobre a Copertino.
Chiudiamo il numero dedicando un dossier al graphic novel, in occasione della quindicesima edizione del festival BilBolBul a Bologna. Emilio Varrà fa il punto di venti anni di crescita editoriale – quantitativa ma per molti aspetti non qualitativa – del graphic novel in Italia, Matteo Gaspari ne analizza i difetti legati alla sovrapproduzione e all’idea che un fumetto debba essere ponte verso altre forme considerate pienamente “culturali”; Elisabetta Mongardi si chiede quali siano i criteri con cui le case editrici italiane traducono graphic novel non italiani, Marco Libardi ci aggiorna sulle nuove figure e le tendenze recenti del fumetto italiano ed Emanuele Rosso riflette sul rapporto tra parole e immagini e tra forma e contenuto, mentre si guarda e al contempo si legge un graphic novel. Le immagini che accompagnano il numero sono state realizzate da 12 giovani artiste e artisti coinvolti in un progetto internazionale di formazione chiamato Invisible lines e saranno esposte con altre all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ringraziamo Stefano Ricci per il “monaciello” in copertina.