Descrizione
“Tutti sono esseri umani, persino i professori”, scriveva Tolstoj, ragionando sull’autoritarismo e le ipocrisie dell’università e dei docenti russi del suo tempo. E su questo continuiamo a ragionare, qui e ora. Apriamo il numero riflettendo sulla pandemia e sulle nuove restrizioni che ci toccano, sulla corsa a ordinanze e decreti e sulla dipendenza da schermi, con Maria Nadotti e con Piergiorgio Giacchè. Lucia Capuzzi ha letto per noi un libro su papa Francesco e sul suo invito a imparare a vivere insieme. Nicoletta Dentico ci spiega lucidamente gli interessi economici e politici in gioco nella corsa al vaccino per il Covid-19, mentre Paolo Lanaro argomenta come la crisi sanitaria abbia mostrato l’inadeguatezza delle istituzioni regionali italiane e Fabio Pusterla, informandoci sull’evoluzione della pandemia in Svizzera, nota come il virus abbia portato con sé una rinnovata paura e chiusura nei confronti dell’altro e un pericoloso verticismo nei processi decisionali a tutti i livelli. La crisi sanitaria, e ancor più quella ambientale, ci obbligano a ripensare radicalmente le forme della vita nelle città. È una riflessione necessaria, a cui questo numero contribuisce con un lessico critico, curato dal gruppo bolognese dei collaboratori degli Asini e introdotto da Giacomo Borella, che comprende undici concetti controversi: consumo di suolo (Paola Bonora), gentrificazione (Giovanni Semi), housing sociale (Raffaella Bracale e Sofia Sebastianelli), marketing urbano (Lucia Tozzi), partecipazione (Giulio Moini e Edoardo Esposito), pianificazione (Alessandro Coppola), resilienza (Mauro Boarelli), rigenerazione (Mauro Baioni), sicurezza urbana (Michela Barzi), smart city (Clara Zanardi), sviluppo sostenibile (Marino Ruzzenenti). Un lavoro di decostruzione di parole e approcci spesso fintamente democratici e presto “recuperati”, necessario per la costruzione di immaginari e politiche radicalmente alternativi a quelli neoliberisti oggi dominanti.
Apriamo la sezione “Pianeta” con due densi saggi della filosofa Nadia Yala Kisukidi, tradotti e introdotti da Livia Apa, che vertono su questioni per noi cruciali, come il razzismo, il colonialismo, i rapporti tra paesi ricchi e paesi poveri: il primo analizza i termini “nero” e “negro”, il secondo riflette sul rifiuto dei paesi europei di restituire le opere d’arte africane rubate ai loro paesi d’origine. E di un interessante dibattito su democrazia e autoritarismo in Africa ci rende conto Alessandro Jedlowski, a partire dagli esiti delle elezioni di fine ottobre in Costa D’Avorio, mentre ancora Livia Apa ricorda come l’Italia di qualche decennio fa offrisse appoggi e sponde importanti ai movimenti di liberazione nelle allora colonie portoghesi. Delle elezioni in Nuova Zelanda, un altro stato dal doloroso passato coloniale, ci informa invece Emanuele Bobbio. Per “Educazione e intervento sociale” riprendiamo il nostro lavoro critico sull’università italiana, qui in particolare sui saperi scientifici: Antonella Zago esamina la “terza missione” dell’università, denunciandone le commistioni con gli interessi di profitto di aziende private; Chiara Bodini e Angelo Stefanini riflettono sulla formazione dei medici, incapace di vedere le disugaglianze sociali nella salute e inadeguata a rispondere ai bisogni della popolazione, mentre alcuni ex-studenti e studentesse dei collettivi delle facoltà di agraria di Bologna e Firenze constatano che queste formano solo al modello agro-industriale e non a una agricoltura orientata in senso ecologico. Nella stessa sezione, Laura Pigozzi ha scritto per noi un saggio sulle pulsioni infantili del capitalismo, Michele Cirigliano, incontrato da Nicola Villa, ci racconta Zurigo e le sue scuole, Vincenzo Schirripa ha intervistato Silvio Boselli, Diego Di Masi e Alessio Surian, autori di tre graphic novel su Maria Montessori, Mario Lodi e Danilo Dolci; Kevin Carboni ci offre un ritratto del liberalismo radicale di John Dewey. Segue Il coltello, racconto violento di iniziazione all’età adulta dello scrittore tailandese Chat Kopjitti, nella traduzione di Saverio Esposito. Chiudiamo con Fernand Deligny, grande educatore francese, di cui le nostre edizioni hanno appena pubblicato l’antologia I vagabondi efficaci, proponendo due suoi scritti, tradotti da Maria Luisa Mazzini: l’introduzione alla seconda edizione del suo libro I bambini hanno orecchie (1976) e una sua “favola”, tratta dal medesimo libro. In “Poco di buono” Paola Splendore presenta la poetessa sudafricana Gabeba Baderoon e Fabian Negrin ci regala una riflessione e un’illustrazione sul trasformismo italiano, mentre Rinaldo Gianola e Bruno Montesano recensiscono rispettivamente un’utile inchiesta operaia sugli stabilimenti Fiat e l’ultimo saggio di Sandro Mezzadra su lavoro, lotte, migrazioni e cittadinanza. Nicola De Cilia ricorda lo scrittore Nico Naldini, da poco scomparso, con una conversazione del 2004, e Alessio Torino ha risposto alle domande di Nicola Villa a partire dal suo ultimo libro Al centro del mondo. Emilio Varrà introduce le immagini di questo numero di Elisa Francioli. Ospitiamo infine Walt Whitman e il suo ricordo di Abramo Lincoln, tradotto da Mariolina Meliadò Freeth. Sul nostro sito segnaliamo tre corrispondenze dalle regioni: Giacomo D’Alessandro racconta la sua esperienza di candidato consigliere alle elezioni regionali in Liguria, Vittorio Sergi guarda sconsolato ma combattivo alla virata all’estrema destra delle Marche e la Comunità di autogestione del Bread&Roses di Bari riflette su scuola, sanità e lavoro a partire dalla Puglia; e la recensione di Nicola Villa del “romanzo a bivi” di Carlo Mazza Galanti.