Descrizione
Di fronte agli avvenimenti in Israele e Palestina – l’eccidio perpetrato da Hamas il 7 ottobre e lo sterminio di civili condotto dall’esercito israeliano a Gaza da ormai quasi quattro mesi – ci siamo chiesti e ci chiediamo se davvero ci sia ancora qualcosa da dire e come una rivista come Gli asini possa continuare a esercitare una funzione critica, quando tutto, intorno, è dolore, disperazione, impotenza. Non abbiamo una risposta univoca. Abbiamo cercato però di non abbandonare l’analisi e la ricerca. Abbiamo recuperato le profonde e lungimiranti riflessioni di Edward Said sul “diritto al ritorno”, presentate da Aurora Caredda, e l’appello accorato lanciato dallo storico Benjamin Cohen agli inizi degli anni ’80 contro la liquidazione dei palestinesi da parte degli israeliani, qui riletto dalla figlia Raya Cohen. E abbiamo scelto di far dialogare a distanza questi autori con voci che si interrogano su alcuni dei nodi problematici ed essenziali del presente: la disumanizzazione di un popolo (Ruba Salih), l’eredità della Shoah e i suoi usi politici (Stefano Levi Della Torre), le insidie del conformismo che si insinua nella rimozione delle cause di ciò che avviene sotto i nostri occhi (Mauro Boarelli). Aurora Caredda e Giovanni Pillonca ci guidano nel susseguirsi degli eventi, anche attraverso un’ampia panoramica della stampa internazionale, Antonio Donini analizza la crisi dell’Onu e del multilateralismo.
Alla Palestina dedichiamo la sezione sulla poesia di questo numero, grazie a Simone Sibilia, che ripercorre la storia della poesia palestinese, mostrando come essa abbia rappresentato uno spazio di espressione artistica, affermazione identitaria, rivalsa, perseveranza, dinanzi alla costante minaccia di negazione e scomparsa.
Di come raccontare la guerra in Palestina abbiamo discusso anche con David B., uno dei maestri del fumetto mondiale contemporaneo, intervistato da Nicola Galli Laforest e Federica Lucchesini, che hanno ripreso in mano il saggio a fumetti Il mio miglior nemico. Storia delle relazioni tra Stati Uniti e Medio Oriente (su testi di Jean-Pierre Filiu), uscito tra il 2011 e il 2016 e del quale in Italia è stato tradotto finora solo il primo di tre volumi. E David B. ci ha regalato anche la possibilità di mostrare ai nostri lettori Le livre muet, appendice muta che chiude Le Mort Détéctive, un altro suo libro ancora inedito in Italia. Nella nostra riflessione su quali strumenti ci siano utili per “raccontare il mondo” abbiamo coinvolto altri interlocutori inquieti: Velania A. Mesay e Tomi Mellina Bareš, con cui abbiamo discusso di Agàpe, il loro documentario – pieno di amore e rabbia – realizzato nei campi profughi di Lesbo e Cipro; Giuliano Battiston, che ci ha proposto un denso reportage dal Bangladesh; Rodolfo Sacchettini, che rilegge per noi il cinema di Alice Rohrwacher, a partire dall’ultimo film, La chimera; ed Emanuele Dattilo, che ci mette in guardia dall’uso fuorviante dei numeri sui media, ma anche dalla falsa militanza dei post sui social network.
Un altro tema è al centro delle nostre ricerche e discussioni degli ultimi mesi: le politiche di cui sono bersagli bambini e adolescenti. Politiche che vogliono reprimere l’adolescenza pericolosa e politiche che intendono salvare l’infanzia a rischio. Tribunali minorili e fondazioni benefattrici, schierati a difendere la riproduzione della società qual è. In questa sezione, intitolata “Mali minori”, Massimiliano Virgilio descrive una Napoli dove negli stessi vicoli si concentrano la gentrificazione turistica e le lapidi dei caduti della guerra alla gioventù perduta; Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, fa un’analisi impietosa del decreto Caivano; un gruppo di operatori dell’accoglienza ai migranti ci racconta il dietro le quinte della “crisi minori” scoppiata in diverse città italiane questa estate; e Jocimar Borges, un educatore freiriano dalle favelas di Recife, ci ricorda cosa significa educare per l’emancipazione e la liberazione di sé e degli altri. E poi, da asini quali siamo, abbiamo scritto il Bando della Fondazione Ca.Ri.Soldoni, che parla di noi, delle nostre complicità e ipocrisie, di una lingua che ci ha conquistato istupidendo e svuotando di significato ogni nostro slancio e a cui bisogna opporre una gioiosa, irridente, insolente resistenza.
Chiudiamo il numero con alcuni brani di un libro per noi fondamentale e da ristudiare: Insegnare al principe di Danimarca, di Carla Melazzini, appena ripubblicato, che ci riporta tra i ragazzini e le ragazzine delle strade di Napoli.
Le immagini di copertina e interne sono dell’artista e illustratore LUFO, che ringraziamo.