Descrizione
corriamo, corriamo perocché il tempo è breve
La citazione che dà il titolo a questo numero viene, anche se pochi saprebbero indovinarlo, da una sollecitazione più volte ripetuta da santa Caterina da Siena alle sue consorelle. Apriamo questo numero con una breve intervista a un maestro della nostra più rigorosa e concreta cultura italiana, Sabino Cassese, che risponde alla redazione sullo stato delle nostre istituzioni. Gianfranco Bettin ragiona su cosa è cambiato con il crollo (che si spera definitivo) del salvinismo, Lorenzo Velotti enuncia da Venezia alcune novità sul fronte dell’ecologia, e abbiamo voluto riportare perché non vengano dimenticate le dichiarazioni di Greta Thunberg all’Onu. Francesco Garibaldo ci parla di stato dell’economia, italiana ed europea, mentre il gruppo di Fuorimercato invita a lottare per la giustizia ambientale e sociale. Francesco Pecoraro, autore di Lo stradone, un libro che abbiamo molto amato, ci parla di una Roma reale, di una capitale poco attendibile. Chiudiamo questa sezione con la lunga conversazione condotta da Piergiorgio Giacchè, con un altro grande personaggio della nostra cultura, Giuseppe De Rita del Censis, sul nostro presente italiano e sulla nostra storia politica. Da altrove, Amitav Ghosh, grande scrittore e grande amico, affronta il tema cruciale delle migrazioni di ieri e di oggi nel suo nuovo libro, L’isola dei fucili, rispondendo alle domande di Anna Nadotti e Norman Gobetti; David e Gad Lerner, figlio e padre, analizzano il recente voto israeliano e la situazione politica del paese; Giuliano Battiston ci aggiorna sulla situazione afghana; Nora McKeon spiega come le organizzazioni contadine dell’Africa occidentale vedono le migrazioni verso l’Europa. Chiudiamo questa sezione riportando l’autodenuncia di donne e uomini del Marocco sulla questione cruciale della legislazione sull’adulterio e sull’aborto. Per “Educazione e intervento sociale” ancora Giacchè commenta un importante saggio di Galli della Loggia sullo stato della scuola pubblica in Italia. Parlano di educazione anche Stefania Petaccia (le “scienze della formazione”, e a Bologna, ohibò) e Roberta Bandiera e Giovanni Monterosso sui corsi di formazione per insegnanti di sostegno. Amedeo Gagliardi apprezza lo studio sul dopo Basaglia di P.A. Rovatti e infine Marco Brazzoduro esamina le leggi che riguardano i rom. Passando alle arti, ecco alcune poesie del grande John Ashbery a cura di Damiano Abeni e Moira Egan, mentre Oreste Pivetta ricorda il nostro comune amico Piero Scaramucci, grande giornalista del ’68 e oltre, e animatore di Radio Popolare a Milano. Alex Gibney, grande documentarista, risponde alle domande di Cristina Battocletti; Costantino Cossu ha intervistato Bonifacio Angius, regista di film e documentari che hanno al centro figure di emarginati, mentre Emiliano Morreale si vergogna di aver visto il film di Tarantino, dei suoi fan e dei critici cinematografi suoi colleghi. Michela Calledda e Federica Graziani ricordano Salvatore Mannuzzu, scrittore, giurista, politico, nostro amico e collaboratore recentemente scomparso. Per le “Storie”, Rinaldo Gianola ricorda, pensando a Scaramucci, la bella storia delle radio libere degli anni Settanta e Cristina Ali Farah, parte dalla sua esperienza di immigrata tra immigrati e nelle scuole di italiano che ha conosciuto, per elencare e affrontare tante “parole intraducibili”. Per “I doveri dell’ospitalità” abbiamo ripescato dal fondo dei nostri scaffali la bella risposta di R.L. Stevenson alle opinioni del raffinatissimo Henry James sull’arte del romanzo: una divergenza tra grandi da confrontare con le sciocche diatribe tra i letterati di oggi. Illustrano questo numero le immagini forti e provocatorie di Armin Greder che mettono a confronto le infanzie dei poveri e quelle dei benestanti.