Descrizione
I nostri pensieri di queste settimane sono andati soprattutto alla guerra tra Israele e Hamas, alle stragi di persone innocenti, alla difficoltà anche solo di pensare come potrà essere il futuro di Palestina e Israele. Abbiamo cercato interlocutori per capire meglio. In questo numero pubblichiamo due contributi: la lettera-editoriale di Arielle Angel (tradotta da Aurora Caredda), direttrice di Jewish Currents, la rivista dell’ebraismo progressista statunitense, che, nel tentativo di non cedere alla disperazione, torna all’Esodo e afferma la necessità di una liberazione, una traversata in cui ci si sostenga a vicenda, in cui “nessuno dei due debba andarsene”; e un articolo di dura testimonianza e denuncia della storia di violenza israeliana contro i palestinesi, di Angelo Stefanini. Su questi temi torneremo con un’attenzione maggiore nel numero di gennaio-febbraio 2024.
Da un numero all’altro della rivista stiamo portando avanti, per necessità più che per scelta, un’esplorazione su storia, identità e memoria. In questo 111 ci siamo rivolti al tema degli archivi e della resposabilità collettiva della cura, dell’organizzazione e dell’uso delle tracce documentarie. Antonella Fimiani legge il Diario Partigiano di Ada Gobetti per dar anima e senso a parole come resistenza e antifascismo, Maurizio Braucci mostra passioni e aspirazioni attualissime nella vicenda risorgimentale di Carlo Pisacane, Rodolfo Sacchettini spiega la natura speciale della traccia sonora e indica alcune questioni decisive nell’uso contemporaneo e responsabile della disponibilità digitale e infine Piero Majocchi inveisce contro il conservatorismo e l’ideologia nazionalista dei libri di testo di storia.
Dopo la definitiva abolizione del reddito di cittadinanza, che tanto ha fatto discutere, e di fronte a lotte rimaste bloccate e incerte per la sua difesa abbiamo provato a capire le radici teoriche e politiche di una proposta che sembra più avanzata ma ancora più lontana: il reddito di base incondizionato. Di questa misura politica proviamo a sondare i limiti e le possibilità grazie ai contributi di Andrea Fumagalli e di Alina Dambrosio Clementelli e Maria Grazia Montesano ma rendiamo conto anche dei dibattiti e delle tensioni che esso genera rispetto alla sostenibilità economica o alle questioni del genere. Bologna e Palermo (rispettivamente con Raffaele e con Giorgio Martinico) sono state il terreno di due piccole inchieste sui percettori del reddito di cittadinanza visti dagli attivisti e militanti sindacali che osservano il degradarsi del lavoro e l’avanzare delle disuguaglianze. Fulvia Antonelli ha letto un libro di Sandro Busso Se otto ore vi sembran poche, alla ricerca di ragionamenti capaci di intrecciare reddito, welfare e lavoro e di immaginare nuovi terreni di lotta. Abbiamo infine cercato ispirazione nel resoconto che Fabrizia Ramondino fece della preparazione di uno sciopero a rovescio dei Disoccupati Organizzati di Napoli negli anni Settanta, organizzato in un ospedale della città assieme ai lavoratori e alle lavoratrici della sanità.
Il pezzo disegnato che occupa questa volta il prezioso ottavo a colori è del giovane artista taiwanese Animo Chen, dal talento tanto originale quanto intenso. Sono brevi sequenze narrative tratte dal suo libro Una breve elegia.
Al poeta Giuliano Mesa, la cui voce pare di anno in anno farsi più necessaria e udibile, è dedicata l’antologia poetica curata e introdotta da Martina Zadra.
In questo nuovo numero continuiamo l’approfondimento sulla questione ambientale e climatica cominciato nel 110. Ferdinando Cotugno passa in rassegna i dati sbalorditivamente preoccupanti sul riscaldamento globale, mentre Paola Imperatore ed Emanuele Leonardi mostrano come le istituzioni e le élite stentino a reagire in maniera adeguata a questi cambiamenti e anzi facciano appello a un ingiustificato e pericoloso ottimismo tecno-scientifico, mentre lavoratrici e lavoratori cominciano a praticare scioperi “climatici”, per una convergenza tra lavoro e ambientalismo. Di scienza dal basso, opposta a quella che prospetta solo soluzioni geo-ingegneristiche e tecnologiche, discute Luigi Conte, mentre Luca Cigna torna invita a lottare per un welfare che metta al centro i bisogni reali delle persone e non il supporto alla crescita economica a tutti i costi. Amalia Rossi racconta infine delle risonanze tra le cosmologie buddhiste e l’ecologia profonda e di come i movimenti ecologisti buddhisti abbiano dato espressione all’urgenza di escogitare alternative esemplari ai modelli di sviluppo industriale e post-industriale in Asia e oltre. Il tempo stringe: la sfida è epocale, ma irrinunciabile. Continueremo a scriverne e ad agire.
Ne “La terza sponda del fiume” andiamo esplorando le prospettive implicite, da criticare o cogliere, a volti stranianti, inquiete o indispensabili che possono ampliare la nostra vista. Enzo Ferrara critica il film di Christopher Nolan su Oppenheimer, mentre di migranti e migrazioni si occupano Giuliano Battiston, attraverso il bellissimo racconto Chi è nudo non teme l’acqua di Matthieu Aikins; Paola Splendore ci presenta la poesia di Ruth Padel, e Savino Reggente e Luigi Monti, che discutono Io, capitano di Matteo Garrone. Alessio Forgione torna invece su Fabrizia Ramondino, i cui scritti politici sono stati ripubblicati in un prezioso libretto, Modi per sopravvivere.
Chiudiamo con un omaggio a Gaetano Salvemini, di cui quest’anno ricorrono i centocinquant’anni dalla nascita, proponendo alcuni passaggi dei suoi editoriali sulla rivista “L’Unità”, che indicano ancora oggi come si possa e si debba fare lavoro culturale e politico, introdotti da Mirko Grasso.
Le immagini che illustrano le pagine di questo numero ci sono state donate con grazia da Guido Scarabottolo.