Descrizione
Apriamo questo numero con il monito del poeta peruviano CÉSAR VALLEJO, dedicato alla Spagna negli ultimi tempi della guerra civile, liberamente interpretato e adattato al nostro paese da Giorgio Agamben.
La transizione a un’economia che smetta di distruggere la natura è una delle questioni che oggi ci preoccupano di più, con i relativi conflitti e i tentativi di multinazionali e governi di rallentare e controllare il cambiamento. Affrontiamo due temi chiave – energia e cibo – in due densi contributi: MARIO AGOSTINELLI, incontrato da MIMMO PERROTTA e MARINO RUZZENENTI, approfondisce il tema della necessaria transizione alle energie rinnovabili e NORA MCKEON spiega come le multinazionali stiano cercando di controllare la produzione globale di cibo con il prossimo “Food Systems Summit”, molto criticato dalle organizzazioni contadine.
Per “In casa”, torniamo sui nessi tra pandemia, lavoro, povertà: ANDREA TOMA ci mostra quanto sia in crescita la povertà in Italia, mentre SILVIA GIAGNONI ha incontrato ALESSANDRO CHECCHI, un anomalo deejay e attivista sindacale, per parlare di lavoro, sindacato e socialità oggi, e SAVINO REGGENTE lamenta la scarsa considerazione (e la scarsa mobilitazione) dei lavoratori sociali, nonostante la pandemia abbia mostrato quanto siano necessari.
La sezione “Pianeta”, dopo la corrispondenza di IVAN GALLI LAFOREST sulla drammatica situazione in Myanmar, dedica un dossier alle molte questioni aperte in Etiopia e Corno D’Africa: EMANUELE FANTINI scrive sui complessi problemi della gestione delle acque del Nilo nella regione e sulle possibili conseguenze della messa in funzione della Grande Diga del Rinascimento Etiope, la più grande in Africa; AURORA MASSA riflette sul dramma dei rifugiati eritrei, ospiti-nemici ora evacuati o fuggiti dai campi del Tigray; GIOVANNA MARIN racconta l’intreccio esplosivo di nazionalismi di stato lungo il triangolo di al-Fashaga conteso tra Etiopia e Sudan; DAGMAWI YIMER scrive sulle difficoltà del processo elettorale in corso e sulla necessaria riforma dello Stato federale in Etiopia, mentre un reportage di GIULIANO BATTISTON ripercorre le strade del chat che attraversano, loro solo indenni, le regioni in guerra. Il dossier si chiude con un racconto di MAAZA MENGISTE (scrittrice etiope-americana, il cui romanzo Il re ombra è appena uscito in libreria), tradotto da Paola Splendore, che ricollega passato e presente nella strada a rischio di chi arriva in Europa spinto dalla fame o dalla guerra.
In “Educazione e intervento sociale”, SARA HONEGGER ci emoziona, trasmettendoci gli ultimi coraggiosi insegnamenti di Grazia Honegger Fresco, sua mamma, sul morire. ORESTE PIVETTA torna a discutere del saggio di Paolo Milone sulla contenzione e sugli ospedali psichiatrici mentre VANDO BORGHI, a partire da due libri recenti di Simone Caselli e Carlotta Mozzana, ragiona sul rapporto tra conoscenza degli esperti e azione pubblica e politica. FEDERICA LUCCHESINI, tornando sulle “Indicazioni nazionali”, ricorda i problemi di organizzazione democratica e cultura nella scuola.
Per “Poco di buono”, Paola Splendore ha scelto per noi alcune poesie dell’antologia Per terra e per mare. Poesie per chi è in cerca di rifugio, tradotte da studenti dell’Università di Torino, e MATTEO CAMPAGNOLI ricorda il poeta polacco ADAM ZAGAJEWSKI, scomparso in marzo, proponendoci tre sue poesie. Parliamo infine di Sud recensendo tre saggi: MARCO GATTO, partendo dal libro di Alessandro La Monica su Fontamara, ragiona sui cafoni di Silone e sui braccianti di Leogrande; MIRKO GRASSO ha letto la raccolta di articoli di Giuseppe De Rita sul Mezzogiorno nell’arco di cinquant’anni e GIULIO MARCON il volume di Giuseppe Pierino su Fausto Gullo, calabrese, comunista, “ministro dei contadini” nell’immediato secondo dopoguerra.
Le fotografie che aprono e chiudono questo numero sono di MARCO GUALAZZINI, le illustrazioni sono di COCHÉ.