Definire “figurinaio” Luigi Bertelli, alias Vamba, potrebbe risultare davvero audace.
Let kids be kids
“Mamma, me lo compri?”, è una frase talmente orecchiabile e orecchiata che nell’80 diventò addirittura il titolo di un godibile libro – scritto da Anna Casu e Bruna Miorelli (ed. Feltrinelli) – che si prefiggeva il non facile compito di smascherare quali fossero mai i meccanismi e le “distrazioni” che rendevano sensibili i genitori ai richiami del mercato, che cosa l’industria cercasse di ottenere dagli adulti impegnati a crescere i propri figli, facendo leva sul vulnerabilissimo punto di “essere bravi genitori capaci di rendere floridi e felici i propri bambini”.
Viva Gian Burrasca (e la pappa col pomodoro)
E fu subito scompiglio, in quel febbraio del 1920 quando il Giornalino di Gian Burrasca, già comparso a puntate sul “Giornalino della Domenica” dal 17 febbraio 1907 al 17 maggio 1908, fu raccolto in volume e pubblicato dal sor Enrico Bemporad, allora libraio e editore di grido in Firenze.
Lasciateli giocare
Nessuna intenzione di farsi cogliere dalla fascinosa vertigine delle origini e percorrere a ritroso molto del pensiero contemporaneo relativo al gioco e al “giocare” infantile, tuttavia l’arrivo in Italia del saggio Lasciateli giocare di Peter Gray (Einaudi Stile Libero, 2015. Pagg. 287 Euro 18) preceduto da una strombazzante fama di best sellers capace di operare una vera e propria rivoluzione culturale fra insegnanti e genitori al motto di liberate i bambini “dalla prigione della scuola dell’obbligo e dal controllo assillante degli adulti” forse va meglio compreso e, perché no, ridimensionato.
Per vederti meglio piccolo mio
Persino James Bond, il mitico agente 007 con licenza di uccidere, si sentirebbe inadeguato al suo ruolo di spia, entrando nella cameretta color pastello di un paffuto bebè. Infatti, il sistema di spionaggio, orchestrato dai genitori, risulta perfetto. Impeccabile per cogliere al meglio segnali, movimenti, silenzi sospetti della new entry in famiglia. Una sorveglianza continua […]
Pippi e Gian Burrasca, l’infanzia mutante.
Lei, una ragazzina di nove anni col naso a patata spruzzato di lentiggini, le treccine a mezz’aria, che a toccarle scottano, e con indosso un vestito davvero originale, a toppe, e un paio di calze diseguali: una marrone, l’altra nera. Per abitudine sappiamo poi che camminava all’indietro, dormiva con la testa in fondo al letto […]
La bambina che aveva paura del vento
Le storie, quelle dei bambini, dei piccoli pazienti, mi capita di raccontarle spesso. Per me è come giocare al gioco del mondo. Tanti cerchi disegnati col gessetto sull’asfalto di strade d’infanzia. In ogni cerchio un nome, un continente o una città o un paese, indifferentemente, come i bambini fanno nel costruire le loro geografie. Da […]