A Bologna il mercato dei libri per bambini
di Fulvia Antonelli e Stefania Petaccia
Tarek ha 8 anni e vive in una comunità minorile: sua madre è stata giudicata incapace di prendersi cura di lui e suo padre è in carcere. Quando arrivo in comunità è alle prese con un albo di figurine di calciatori del nuovo millennio (rispetto al mio): le figurine non si attaccano ma sono card che si collezionano e si infilano in un raccoglitore di plastica. Sono divise per squadre italiane ed estere, ogni card ha un punteggio che però – mi spiega Tarek – non è esattamente legato alla bravura del calciatore. Le bustine di card si comprano in edicola e costano 1,50 euro. Tarek mi spiega che le sue preferite sono quelle special perché sono dedicate ai calciatori più forti e famosi e sono a sfondo dorato lucido con alcune linee opache in rilievo che le fanno scintillare e si percepiscono al tatto.
Tarek le accarezza rapito e si dimentica di spiegarmi il gioco che si fa con queste card che, in effetti, mi sembra che conosca in modo vago: l’obiettivo principale è avere tutte le carte, poi come ci si gioca e con chi non me lo sa spiegare. Dopo un po’ esce sotto casa con l’educatrice a comprare la bustina di carte in cui spera di trovare la card “invincible”, quella dorata, con sopra disegnati i calciatori più famosi e che dà il massimo punteggio e quindi fa sempre vincere a questo gioco misterioso. Per uscire, porta con sé una cartella gigante della scuola in cui non ci sono libri, ma il suo raccoglitore di figurine, come io continuo a chiamarle mentre lui mi guarda alzando gli occhi al cielo.
Intanto da tutt’altra parte della città è iniziata la Fiera del libro per bambini.
Tra brutture e testi raffinati, quello che si può notare è una crescita di adulti che si rivolgono al mondo dell’editoria dell’infanzia. Di fronte a molti testi è difficile comprendere a chi siano rivolti, se al mondo adulto o al mondo dei più piccoli, certo è che molti adulti rivolgono alla letteratura per l’infanzia o che ha per soggetto l’infanzia, la propria attenzione. E più il numero degli adulti cresce e più sembra palesarsi la pressione sociale che si esercita sull’immaginario infantile. L’infanzia scompare dietro questa larga attenzione.
Quello che si nota è un numero crescente di madri, che percorrono curiose i padiglioni della fiera, intente a selezionare i libri per i propri figli. Ascoltando le conversazioni e le loro richieste, è come se ricercassero nei testi una risoluzione pratica ai bisogni o alle difficoltà che incontrano nella loro relazione con i figli. Il testo diventa un modo per farsi aiutare nel convincere il piccolo, nel rassicurarlo, nell’esortarlo a mangiare le difficili verdure o per farlo smettere di piangere. Il mercato sembra accogliere questo bisogno adulto, affidandosi a storie sempre più rassicuranti, lontane dai miti, dalle fiabe più inquietanti, dai mostri e gli orchi, che i grandi per primi forse non sono capaci di accogliere.
Quest’anno il paese ospite d’onore è la Cina. Non è un caso che la fiera di Bologna abbia voluto stringere una collaborazione con la China Shangai International Children’s Book Fair, poiché quello cinese rappresenta il mercato del libro per bambini in più rapida crescita nel mondo, dove si pubblicano più di 40mila titoli l’anno e dove sono in commercio attualmente circa 300mila titoli di libri per bambini e ragazzi. Da dove viene questo boom? Un’analisi del mercato del libro per bambini e ragazzi pubblicata da “Publishers Weekly” spiega come in Cina sia in forte espansione una classe media più giovane, più istruita e con un buon reddito, disposta quindi a spendere per arricchire l’educazione e il tempo libero dei figli. Una grossa fetta di acquisti di libri per bambini non avviene in librerie specializzate ma on-line attraverso la versione cinese di Amazon, il portale di e-commerce Dangdang, così come la promozione e il successo dei libri non dipende da recensioni su riviste specializzate o consigli del libraio, ma prevalentemente da campagne pubblicitarie on line. La fine della politica del figlio unico inoltre ha già fatto prevedere un ulteriore incremento del valore di questo settore, spingendo anche case editrici estere ad affacciarsi sul mercato cinese dell’editoria per bambini. Un’impresa non semplice, poiché tale mercato è controllato dallo Stato, che in passato ha censurato numerosi libri esteri – i casi più famosi Peppa Pig, Winnie-the-Pooh e Willie Wonka e La fabbrica del cioccolato, accusati di diffondere valori occidentali ostili alla cultura cinese – e che lo Stato ha quindi deciso di limitare l’importazione di libri stranieri per proteggere le produzioni nazionali.
La Fiera di Bologna è popolata da piccoli editori italiani ed esteri che occupano nicchie di mercato in cui qualità delle illustrazioni – il vero punto di forza di queste produzioni –, ricerca, attenzione alle storie e agli immaginari dei bambini e dei ragazzi, si coniugano con esiti molto elevati, come nel caso di Orecchio Acerbo, Topi Pittori, Else, Canicola Edizioni, A Buen Paso. Tuttavia l’editoria italiana per bambini è dominata da pochi grandi editori.
Le opere dei piccoli editori di qualità, infatti, per quanto acquisiscano una certa visibilità all’interno della serie di premi speciali organizzati dalla Fiera, di fatto, nella giungla degli stands – dati anche gli alti costi di affitto degli spazi – sono confinati in padiglioni sperduti e dividono ristretti quadrati di tavolini in spazi affittati collettivamente. A dominare, quindi, sono il libro oggetto-gioco per i bambini più piccoli e le serie già affermate come Geronimo Stilton, Il diario di una schiappa, Harry Potter. Inoltre, la percezione – testimoniata dai numerosi incontri e spazi dedicati al tema della multimedialità – è che il libro per ragazzi sia destinato a essere sempre più connesso ad applicazioni digitali, tv e mondo dei videogames, che ne cambieranno i confini, la materialità e la natura.
Pensando a Tarek: quante possibilità avrà di incrociare libri scritti e illustrati da adulti interessati ad accrescere la sua immaginazione? Che sappiano declinare anche in altri modi il suo gusto tattile per il libro, per i colori, per i personaggi eroici, per le storie che lo allontanano, illuminano o creano fantastiche vie alternative di riflessione sulla sua realtà di bambino abbandonato?
Forse saranno necessari: insegnanti colti capaci di andare a cercare nella giungla dell’editoria per bambini i frutti più inaspettati; librai e bibliotecari che sappiano essere operatori culturali appassionati, capaci di accompagnare insegnanti, genitori e bambini in questa caccia alla tigre; risorse pubbliche perché le piccole case editrici che producono libri di alta qualità hanno un prezzo che non può competere sul mercato dei grandi monopoli dell’editoria mainstream e che è inaccessibile alle tasche di genitori di classe popolare; autori capaci di prendersi cura di lui.
Di tutto questo, stretta fra domanda, offerta e sogni di grandi business, la Fiera del libro per bambini non sembra occuparsi.