Gli Asini - Rivista

Educazione e intervento sociale

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Dopo le occupazioni studentesche

Maurizio Lacavalla
1 Maggio 2022
Stefano Laffi Samuele Carazzina

I pensieri sull’occupazione incubavano da un po’, perché il malessere data almeno due anni, studentesse e studenti hanno aspettato il momento propizio. Poi, dall’inizio del 2022, è partito il movimento dell’occupazione delle scuole superiori, soprattutto i licei, soprattutto nelle grandi città. Ecco i loro comunicati, alcuni almeno, di inizio e fine occupazione, raccolti grazie all’aiuto di uno di questi studenti, Samuele Carazzina. È una letteratura occasionale, provvisoria, legata all’emozione del qui e ora, ma è anche un esercizio di scrittura collettiva, come insegnava Don Milani: qui nessuno si firma, non ci sono sigle, e c’è un’attenzione al genere che è segno di una nuova sensibilità. C’è in questi testi la rivendicazione di un gesto, per altro non banale perché illegale – occupare è illegale – da parte di una generazione costretta dalla pandemia alla docilità sociale, ovvero con un doppio salto mortale. Forse triplo, perché quando abbiamo chiesto loro come avessero fatto a fare qualcosa che in passato si faceva per passaggio di testimone ovvero avendolo visto fare l’anno prima da fratelli e sorelle maggiori, ci hanno detto che hanno studiato, da autodidatti, per molto tempo, prima di farlo.
C’è l’urlo di una richiesta di socialità, all’aperto, incredibilmente dimenticata da coloro che nei rispettivi ruoli di potere avevano deciso in questi due anni che fosse questione derubricabile, forse svelando che chi davvero stava in poltrona, sdraiati sul divano, non erano i giovani, come una retorica adulta aveva provato a vendere in questi anni. C’è una domanda alla scuola di aderenza alla contemporaneità, di uscita dalla prigionia in quella capsula del tempo in cui la scuola imprigiona i suoi passeggeri, facendoli tornare al punto di partenza a ogni ciclo, senza mai arrivare nel racconto della storia e delle altre discipline al tempo presente, quello in cui sono nati, vivono. C’è la denuncia di un malessere, forse ancor più c’è la richiesta di un’attenzione alla relazione, una sollecitazione a chiedere loro come stanno, davvero: è questa la domanda che più è mancata loro in questi due anni. C’è un’istanza di un dialogo istituzionale che è stato negato, anche in questa circostanza, e poi concesso, fuori tempo massimo. C’è in generale il ritratto della scuola che vorrebbero: aperta, inclusiva, non classista, non schiacciata sulle esigenze del mercato, in dialogo col presente.
Colpisce, fra le tante frasi, la sottolineatura dei giorni dell’occupazione come quelli in cui si aveva voglia di andare a scuola, forse gli unici in cui si provava quella sensazione. Per molti, intervistati, di contro l’angoscia era divenuta il ritorno a lezione, come prima. Insomma, la scuola superiore è una pena, per molti.
Ora il movimento delle scuole occupate prova a darsi un’agenda, e si schiera contro la guerra, la prima causa su cui esercitare quella libertà di pensiero espressa a scuola. Quanto agli adulti, perché non partire da questi testi, per fare lezione in classe?

VIRGILIO (Roma)
Inizio occupazione:
La rabbia e il disagio studentesco è culminato con l’occupazione di questa mattina. La scuola è nostra e picchettato la succursale, ci siamo pres* uno spazio in cui autogestire le lezioni e sperimentare un modello di scuola alternativo, in cui tutt* possono partecipare all’ organizzazione, al dibattito e alle decisioni scolastiche. Le lezioni saranno tenute da student, professor, espert* e rappresentanti dei movimenti sociali scelti grazie alle numerose proposte venute proprio dagli studenti in questo mese.
Vogliamo rivendicare il diritto ad avere i nostri spazi: vogliamo che la presidenza ci ascolti quando diciamo che non poter prendere nemmeno una boccata d’aria in cortile non ci fa bene, che ci ascolti quando diciamo che la socialità è un diritto dell’ adolescenza tanto quanto seguire le lezioni, che ci ascolti quando diciamo che i problemi psicologici serpeggiano tra di noi come un’ epidemia.
Pretendiamo spiegazioni dal ministro Bianchi rispetto alle assurde decisioni riguardanti la seconda prova di maturità, senza nessun dialogo con le persone che realmente vivono la scuola quotidianamente e in con un grande ritardo, mettendo in difficoltà gli studenti.
Vogliamo rivendicare una scuola sicura, in cui i tetti non crollino e ** ragazz* non siano costretti a essere sfruttati da privati in un alternanza scuola-lavoro completamente sconnessa dal loro percorso di studi.
Vogliamo sapere perché l’educazione civica e ambientale viene sponsorizzata da Eni e perché non viene veramente insegnata in questi anni, visto che ** professor* si limitano ad assegnare a essa un voto della loro materia.
Vogliamo che le lezioni non siano solamente frontali e che la scuola si mostri disposta a incoraggiare il pensiero libero e critico, che non soffochi la creatività e curiosità che è in noi.
Uniamoci e parliamoci, perché è da troppo tempo che non viviamo il Virgilio come la scuola degli student*

Fine occupazione:
Dopo tre giorni si conclude l’occupazione del Liceo Virgilio. Sono state giornate in cui dopo due anni ci siamo finalmente ritrovat* e guardat* negli occhi, scoprendo un affine bisogno di contatto umano e coesione tra classi e sedi. È stata proprio la centralità della socialità nella vita dei giovani a essere uscito come tema centrale dell’ occupazione, oltre ai temi di politica nazionale che hanno scosso l’Italia in questo mese. Siamo stanch* ma felici, convint* che nessuna repressione possa fermare la nostra voglia di un educazione che rispetti i nostri bisogni di libertà e attualità, emozionati da questa appassionata scossa di vita. Vogliamo ringraziare di cuore i contributi esterni che hanno portato la loro conoscenza, tutt* le ragazze e ragazzi che hanno impiegato ore del loro tempo per fare in modo che tutto andasse per il meglio e più in generale tutt* gli student* che hanno deciso di partecipare attivamente. Abbiamo dimostrato di essere perfettamente in grado di autogestirci e creare qualcosa di produttivo e sicuro, nonostante la poca fiducia che ci viene data, anche attraverso il rispetto degli spazi e della pulizia.
E adesso? Lunedì si torna a scuola, ma con una nuova visione e consapevolezza. Ci vediamo presto.

CREMONA-ZAPPA (Milano)
Inizio occupazione:
Oggi noi studenti e studentesse abbiamo deciso di occupare il nostro liceo, l’istituto Cremona-Zappa. 
La scuola sarà quindi gestita da noi studenti per questa settimana: tutti e tutte sono invitati/e a venire a scuola e partecipare alle lezioni alternative che abbiamo organizzato.
Nessuno conosce meglio di noi cosa sono significati questi anni di pandemia: buchi didattici, apatia, assenza di socialità, abbandono scolastico e aumento fortissimo del disagio psicologico.
Giriamo per una scuola che non è più nostra, ma solo un luogo in cui assorbire meccanicamente nozioni e venire ricoperti di valutazioni prive di significato.
Tutti i giorni entriamo in una scuola che dovrebbe formaci, fornirci gli strumenti per crescere ed emanciparci, ma che invece non stimola il nostro pensiero critico e che sempre più spesso insegue più le esigenze del mercato e del lavoro piuttosto che le reali necessità di noi studenti. Modello di scuola che promuove la competizione tra di noi, coerentemente all’individualismo imperante di questa società.
Oggi, 21 febbraio, dopo la morte di due nostri coetanei in alternanza scuola-lavoro (di cui chiediamo lo stop immediato), Lorenzo e Giuseppe, non possiamo più rimanere indifferenti davanti a un modello di scuola inaccettabile, non possiamo più stare in silenzio davanti a una società che ci abitua fin da giovani a un mondo del lavoro precario e senza tutele in cui essere sfruttati e svalutati.
Lo diciamo a gran voce al ministro Bianchi e a questo governo, responsabili dell’attuale situazione drammatica nelle scuole e che a pochi mesi dall’esame di maturità hanno aggiunto una seconda prova che è uno schiaffo in faccia a tutti gli studenti di quinto che hanno passato due anni in Dad.
Dopo trent’anni di tagli, inoltre, vogliamo essere noi studenti a decidere sui fondi del Pnrr, per una scuola che sia realmente un luogo di emancipazione collettiva e individuale.
Ora ci riappropriamo di questi spazi. Ci diamo la possibilità di confrontarci e informarci su temi a cui normalmente non viene dato spazio: inclusivitá, attualità, ambiente, politica, sessualità, affettività.
Ci autogestiamo rendendo gli studenti/esse protagonisti attivi!
Questa settimana vuole essere  l’occasione di ricostruire un ambiente di socialità vero tra noi studenti e studentesse. Solidali con le altre occupazioni di questi mesi, che dimostrano un malessere generalizzato non isolato. Per questi motivi oggi abbiamo deciso di rispondere alzando la testa: la scuola è nostra e la gestiamo noi, dimostriamo di poterlo fare meglio di governi e ministri che in questi anni l’hanno distrutta.
Lo facciamo affianco a Lorenzo e Giuseppe, affianco alle decine di altre scuole occupate in tutta Italia, affianco alle migliaia di studenti che da Milano a Palermo stanno scendendo in piazza: IL PRESENTE È NOSTRO E CE LO RIPRENDIAMO!

Fine occupazione:
Ieri 26 Febbraio, dopo 6 giorni, si è conclusa la nostra occupazione del Cremona e Zappa.
Il primo giorno di occupazione avevamo scritto: “La scuola è nostra e la gestiamo noi, dimostriamo di poterlo fare meglio di governi e ministri che in questi anni l’hanno distrutta”.
Così è stato, in questa settimana intensa e partecipata noi studenti ci siamo ripresi i nostri spazi e abbiamo dato una risposta unita e forte che nella nostra scuola non si vedeva da tanto tempo.
Abbiamo dimostrato insieme che un’alternativa a questo modello di scuola marcio non solo esiste, ma è anche una necessità di tutti noi studenti e studentesse.
L’abbiamo fatto affianco a Lorenzo e Giuseppe, nostri coetanei uccisi in alternanza che vivono nel nostro atto, affianco alle decine di scuole che hanno occupato e che occuperanno, affianco a tutti gli studenti che insieme a noi stanno riprendendo in mano il loro presente.
Così termina un’occupazione che resterà nella storia di questa scuola, noi studenti ne usciamo a testa alta e con una consapevolezza comune: LA LOTTA NON SI FERMA!

PARINI (Milano)
Fine occupazione:
Ieri, mercoledì 16 febbraio, noi studenti del liceo Parini abbiamo concluso l’occupazione del nostro liceo, lasciando l’istituto.
La decisione è stata presa dopo un colloquio tra la rappresentanza studentesca e il consiglio di presidenza.
La rappresentanza studentesca ha chiesto un luogo di confronto per dare praticità alle proposte contenute nel documento riassuntivo dell’inchiesta sul benessere psicologico, presentato al collegio docenti.
Abbiamo lasciato l’istituto con la speranza che i docenti prendano in considerazione le nostre rivendicazioni, in caso ciò non avvenisse, noi studenti siamo pronti a farci sentire nuovamente.
L’occupazione è stato un momento di lotta e di allegria, condiviso e approvato da tutti gli studenti, che ha permesso di recuperare momenti di socialità mancati nei due anni precedenti e ha permesso di svolgere attività didattiche alternative, mostrando come la didattica nozionistica e frontale non sia l’unica modalità di apprendimento, mostrando che la scuola può essere diversa, viva e in presenza; la lotta per un modello scolastico e una società diversi non si fermano qui, ma continuano con le proteste delle altre scuole.
Anche noi siamo pronti a mobilitarci di nuovo con il resto delle scuole del Paese.
L’occupazione si conclude, ma la lotta continua!

VOLTA (Milano)
Inizio occupazione:
Oggi noi studentesse e studenti del liceo Volta abbiamo deciso di occupare la scuola. Fino alla fine della settimana gestiremo noi le attività scolastiche: organizzeremo lezioni alternative alle quali tuttə sono invitatə a partecipare.
Con questo gesto vogliamo riprenderci una scuola che non sentiamo più nostra, a causa degli anni di tagli e dall’aggravarsi della situazione con l’arrivo della pandemia. Essa ha infatti portato all’assenza di socialità, rendendo la situazione insostenibile.
Siamo abitutə a entrare tutte le mattine in una scuola fatiscente nell’edilizia e nel sistema: viviamo le lezioni con apatia, ormai abituatə a ricevere solo conoscenze finalizate a inseguire le esigenze di mercato. Competizione fra scuole innescata dalla Buona Scuola di Renzi ha aggravato il divario fra scuola di “serie A” e di “serie B”, dimostrando ancora una volta come non rappresentino uno spazio inclusivo e egualitario, bensì specchio delle disuguaglianze presenti in società.
Dall’inizio di quest’anno si respira un’aria di forte malcontento, esplosa dopo la morte di Giuseppe e Lorenzo, nostri coetanei morti durante le attività di scuola lavoro.
Noi studentə non possiamo restare fermə a guardare compiersi questo scempio: chiaramente questo governo non ha interessi nel nostro benessere. Dall’introduzione della seconda prova pochi mesi prima della maturità ai pochi investimenti e negli ambiti sbagliati.
Noi studentə siamo del tutto esclusə dalle decisioni prese da questo ministero, vogliamo avere la possibilità di contribuire nelle decisioni che ci riguardano: siamo stufə di essere da anni l’ultima ruota del carro. Dai sondaggi è emerso che la comunità studentesca della nostra scuola la vive con stress e malcontento, e ha voglia di alzare la testa. Abbiamo deciso di occupare la scuola per avanzare le nostre rivendicazioni, proporre un modello alternativo e finalmente riprenderci i nostri spazi.
LA SCUOLA È NOSTRA E NON LA DELEGHIAMO

Fine occupazione:
L’occupazione del Liceo Volta è finita ieri, 26 febbraio: dopo ben 5 giorni di protesta, studenti e studentesse sono usciti dall’edificio, lasciandolo pulito e in ordine, coadiuvati anche dal personale Ata e si sono recati in larga misura alla manifestazione per la fine dei conflitti in Ucraina. Sono stati giorni di coesione, sostegno reciproco e dialogo. Abbiamo vissuto il nostro liceo come mai prima. La mattina vi erano gruppi di discussione su tematiche attuali, come ad esempio la situazione geopolitica in Ucraina, e al pomeriggio, dopo musica e tornei di pallavolo, si teneva un’assemblea in cui si discutevano gli obiettivi e le modalità dell’occupazione. Le rivendicazioni sono infine state raccolte in un manifesto, firmato non solo da 701 studenti, ma anche da diversi professori e membri del personale Ata.
Si è cercato anche di instaurare un dialogo costruttivo con i docenti, che sono stati invitati a un’assemblea pomeridiana. Oggetto della discussione sono stati i problemi della scuola e i disagi degli studenti, alla ricerca di una condivisa soluzione. È stato un momento davvero sentito: professori e studenti, per una volta sullo stesso piano, si sono trovati per parlare liberamente di un sistema scolastico che limita e danneggia entrambe le parti.
L’occupazione è stata sicuramente un atto forte, le cui modalità potrebbero aver contrariato qualcuno; ma di una cosa siamo certi: i nostri disagi sono reali, condivisi, le nostre rivendicazioni sono valide e questi spazi di discussione hanno insegnato qualcosa a ognuno di noi.
Siamo fermamente convinti che questa azione politica abbia gettato le basi per un cambiamento all’interno del nostro istituto, mai prima d’ora gli studenti si sono sentiti uniti, riconosciuti sotto un’identità comune. Ora sta a noi, a tutta la scuola, studenti, insegnante, personale Ata, scegliere cosa costruire dopo questo momento fondamentale di manifestazione: noi ragazzi e ragazze del Volta sappiamo come schierarci e speriamo vivamente che questo possa essere l’inizio di un maggior confronto tra tutte le componenti della scuola, per ripensare e ricostruire radicalmente la realtà che viviamo.

SEVERI-CORRENTI (Milano)
Fine occupazione:
Oggi si sono conclusi i tre giorni di occupazione del plesso scolastico Severi-Correnti. Abbiamo lasciato la scuola con sole certezze: essere riusciti a organizzare autonomamente tre giorni di autogestione, che ci hanno visto prenderci cura dello spazio che attraversiamo per una buona parte della nostra quotidianità, ci rende ancora più convinti delle nostre azioni. In queste giornate abbiamo instaurato un vero rapporto; un rapporto di non sola amicizia ma anche di interazione con quella parte della scuola con cui non c’era mai stato uno scambio; abbiamo tessuto legami in un apprendimento che ci divide e che ci vede solamente come contenitori da riempire di nozioni e valutazioni. Abbiamo avuto la possibilità di sperimentare una scuola alternativa e piena di stimoli critici e fatto tesoro di queste. In questo contesto, animato da attività alternative alle lezioni tradizionali, abbiamo costruito insieme un ambiente scolastico molto più bello; abbiamo visto un’occupazione partecipata e tanti nuovi studenti pronti a mettersi in gioco per organizzarla al meglio. Questo clima di unione ci ha permesso di capire quanto lo stare insieme sia necessario. Un’occupazione non è solo un momento ludico, ma attraverso l’aggregazione che la caratterizza, essa permette agli studenti di ampliare gli interessi personali e di affrontare tematiche che vengono spesso trascurate dalla scuola. La situazione pandemica, che ha sradicato la spinta che l’uomo ha per la socialità, e le restrizioni, ci portano all’alienazione e a un benessere illusorio. Cospirare in una situazione drastica, e farlo insieme, è stata una boccata di ossigeno per noi e per chi vive realmente la scuola.
Severi-Correnti occupato 2022

BOCCIONI (Milano)
Inizio occupazione:
Oggi noi studenti del Boccioni coscienti delle responsabilità che ci prendiamo, abbiamo deciso di occupare la scuola, di riprenderci questo luogo, perché questa non è la scuola dei burocrati, non è la scuola dei padroni o delle istituzioni, questa è la scuola delle studentesse e degli studenti che, di essere sempre l’ultima ruota del carro, si sono stancati. Noi studenti e studentesse del Boccioni oggi abbiamo l’intenzione di aprire un nuovo capitolo per questa
scuola, perché questa occupazione non sia solo fine a se stessa, ma sia l’inizio di una scuola nuova.
La scuola sta morendo, davanti ai nostri occhi, il mondo sta morendo, i nostri compagni stanno morendo, e noi stiamo prendendo tutto ciò con il distacco di chi ha paura di lottare, di chi si è rassegnato, abbiamo chinato il capo di fronte alla realtà che ci contrasta, una realtà in controvento, ma non è questo il momento di chinare il capo, non è questo il momento di rassegnarsi e di seguire il vento, noi dobbiamo combattere, uniti nella lotta contro questo sistema. E non lo facciamo solo per noi, lo facciamo per tutti quei compagni che sono senza voce o per quelli che non ci sono più.
Siamo qui per una sistema d’istruzione alternativo, un sistema democratico: La scuola oggi è un luogo di non studio, la preparazione nozionistica ci dà una visione parziale del mondo, con programmi vecchi di cent’anni nati in un contesto fascista.
“Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.” Queste sono le parole chiave da cui dobbiamo ripartire per costruire la nostra scuola. Noi studenti siamo succubi di un sistema autoritario, un sistema in cui non siamo parte attiva
della nostra istruzione, un sistema in cui impariamo solo ciò che è stato deciso che noi abbiamo diritto di conoscere, senza fare riferimento a tematiche di attualità che possano
portarci a una consapevolezza tale da permettere la formazione di un pensiero critico.

Fine occupazione:
Dopo 4 giorni di occupazione, durante i quali gli studenti sono rimasti più che soddisfatti, e dopo un iniziale appoggio del corpo docenti, la protesta del nostro liceo viene ridicolizzata per due sciocchi errori: aver messo della musica tra gli occupanti durante la notte, e l’aver perso di vista studenti che hanno vandalizzato con delle scritte l’edificio.
Ci assumiamo la piena responsabilità dei nostri errori, sicuramente impareremo da quelli, ma non accettiamo che il nostro grande atto di protesta si trasformi in feste e vandalismo. Abbiamo letto articoli su baby gang e su esterni che hanno fatto irruzione nella scuola, ma non abbiamo letto articoli su come abbiamo ridipinto gli spazi dandogli nuova vita, su come abbiamo coinvolto gli studenti con dibattiti interessanti, su come abbiamo invitato esterni che parlassero con noi studenti, su come abbiamo organizzato incontri di orientamento per il biennio e per le quinte, ma soprattutto su quanto siamo riusciti a creare un gruppo, una collettività. Dopo due anni di pandemia e Dad, dopo due anni di frustrazioni, solitudine e sfiducia, noi studenti siamo stanchi di essere denigrati, ci riprendiamo quello che è nostro, imparando dagli errori ma anche condividendo i successi. Anche per questo abbiamo deciso di continuare i collettivi anche nei giorni dedicati alla pulizia della scuola, invece che a un’autogestione. Nella scuola si respira un’aria nuova, aria di unione, di amicizia, di interesse, ma soprattutto di cambiamento.

BOTTONI (Milano)
Inizio occupazione:
Lunedì 14 Febbraio 2022, dopo l’approvazione in assemblea d’istituto del mercoledì precedente, senza nessun parere contrario, le studentesse e gli studenti hanno dichiarato l’occupazione della scuola per tutta la settimana successiva.
Da inizio anno fino a oggi il nostro liceo ha iniziato un percorso di analisi e di attivazione che ha portato a questo atto di protesta rispetto al modello scolastico italiano. Tutte le motivazioni che andremo a elencare in seguito sono frutto di discussioni e discussioni avvenute in assemblee plenarie, del comitato studentesco e di analisi rispetto al questionario sulla vita scolastica fatto da noi studenti.
Le rivendicazioni della protesta sono poi state analizzate e ampliate al meglio all’interno di assemblee tematiche durante i giorni di occupazione con anche la partecipazione di alcuni docenti.

Fine occupazione:
Oggi, giovedì 17 febbraio dopo quattro giorni di occupazione ci
siamo trovati costretti a uscire dalla scuola a causa problemi di sicurezza.
Attraversiamo ogni giorno scuole che NON SONO SICURE, ogni notte entrano persone all’interno della scuola: rubano computer rubano i soldi, spaccano le porte.
Vogliamo scuole Sicure, in cui si possano avere anche momenti di socialità sicuri e che non permettano con così tanta facilità l’intrusione e i conseguenti furti. Nonostante questo domani saremo ancora davanti scuola per andare tutti assieme in corteo a portare la nostra voce in piazza

VITTORIO VENETO (Milano)
Inizio occupazione:
Oggi, in data 8 febbraio 2022, noi studentə del Liceo scientifico Vittorio Veneto abbiamo occupato il nostro Istituto, a seguito di un’assemblea plenaria svoltasi all’interno della scuola, in cui la maggioranza ha votato a favore di questo gesto.
L’occupazione è una presa di posizione molto forte, con la quale ci proponiamo di denunciare le condizioni scolastiche estremamente limitanti che viviamo tutti giorni e rivendicare una gestione della scuola, a livello locale come nazionale, che tenga veramente conto dei bisogni e dei desideri profondi dellə studentə e che non sia dettata da politiche determinate solo da criteri tecnici e burocratici.
Obiettivo primario di questa occupazione è offrire a tuttə lə studentə la possibilità di vivere una scuola diversa da quella degli ultimi anni, in cui la socialità, aspetto imprescindibile della vita scolastica, è stata dimenticata, le interazioni tra le classi annullate e i momenti di didattica alternativa azzerati. Per questo, durante l’occupazione, si terranno dei collettivi, lezioni alternative che spaziano dal dibattito su una tematica attuale alla trattazione di un tema specifico.
Vogliamo ricordare che la scuola non è solo un luogo fisico dove lə studentə vanno per ascoltare le lezioni ed essere valutatə, ma che al suo interno si dovrebbe sviluppare un forte senso di comunità, che negli ultimi due anni è stato considerato sacrificabile, come se ciò non avesse conseguenze sull’apprendimento didattico stesso. Il risultato è che la motivazione e l’interesse per ciò che viene fatto quotidianamente tra le mura scolastiche sono calati drasticamente e il senso di appartenenza al luogo è ormai pressoché inesistente, in particolare nelle prime e nelle seconde.
Per due anni la scuola è stata posta in secondo piano, senza cercare soluzioni nell’interesse dellə studentə o dei professori, ma sacrificandone ogni aspetto, dal puro apprendimento nozionistico alla sfera della socialità; il messaggio del Governo non è fraintendibile, l’istruzione ormai è asservita alle volontà politiche e aziendali. Mentre a tutti gli altri settori viene permesso di ripartire, la scuola è ferma a regole estremamente stringenti e il disagio dellə adolescentə non è considerato, configurando un’inaccettabile disparità di trattamento.
Così come dicono i risultati di vari sondaggi da noi condotti, la maggioranza dellə studentə della nostra scuola, circa il 65%, riporta un calo di interesse e motivazione, avverte stress psicologico, ansia e problemi di concentrazione, depressione, apatia ed esasperazione. Dal recente sondaggio è emerso che quasi un terzo dellə studentə ha preso seriamente in considerazione l’idea di cambiare scuola. La salute mentale, infine, non viene tutelata abbastanza, in quanto considerata marginale.
La nostra è una delle scuole di Milano con più restrizioni dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Mentre bar e ristoranti sono aperti, noi siamo rinchiusə in classe da inizio anno, unico spostamento consentito il tragitto per andare in bagno, rigorosamente una sola persona per classe. A fine novembre, a seguito di proteste e proposte studentesche, siamo riuscitə a ottenere l’intervallo in giardino, a turni e con l’obbligo per ogni classe di rimanere in un’area delimitata per i nostri quindici minuti d’aria.
Si tratta di una condizione insoddisfacente, che non permette di interagire con studentə al di fuori della classe, rendendo quindi ognuna di queste sempre più isolata e slegata dal resto dell’istituto. Riguardo alla mancata concessione degli spazi, lamentiamo anche l’assenza di macchinette e bar, non solo come momento di socialità con compagnə, ma anche come mezzo di rifocillamento necessario; con delle semplici misure di contenimento dei contagi, quali disinfettarsi le mani e mantenere le distanze per evitare affollamenti, sarebbe estremamente facile utilizzarle.
La dirigenza non ha compreso che le nostre richieste di socialità non sono uno sfizio, ma una vera e propria necessità. Le prime e le seconde non hanno avuto modo di conoscere persone al di fuori della loro classe, e vedono la scuola unicamente come il luogo “dello studio e dei voti”, spesso responsabile di ansia e altri disagi. La scuola non è più un luogo di riunione, di accoglienza, di scambio e, di conseguenza, di crescita personale e culturale. Negli scorsi anni abbiamo assistito a un progressivo avvicinamento dell’istituto scolastico al modello aziendale; in particolare l’eccessivo disciplinamento e l’impostazione fortemente burocratica all’interno della nostra scuola, genera angoscia e stress tanto nellə studentə quanto nei professori.
Dal nostro punto di vista il miglioramento dell’ambiente scolastico comprende necessariamente anche un maggiore stimolo allo studio, da ottenere aumentando il coinvolgimento dellə studentə.
In primo luogo è indispensabile affiancare allo studio nozionistico delle discipline, lo sviluppo di un pensiero critico, strumento fondamentale per affrontare il mondo, prima quello adolescenziale e poi quello degli adulti. Inoltre lə studentə necessitano un percorso di crescita a trecentosessanta gradi, per potersi definire, al termine dei cinque anni, non solo uno diligentə e informatə, ma soprattutto cittadinə consapevolə. L’attuale metodo di insegnamento pone in secondo piano confronti e dibattiti, in particolare riguardo temi d’attualità, prediligendo lezioni monotone e unilaterali cui gli alunni assistono inerti, senza la possibilità di intervenire attivamente. Gran parte del corpo docenti si limita nella totalità delle ore a trasmettere concetti e definizioni, senza stimolare la passione per le materie trattate o proporre approfondimenti più interessanti.
Per queste motivazioni abbiamo preso la decisione di occupare la nostra scuola, per poterci attivare al fine di renderla un luogo di socialità e crescita.

Fine occupazione:
Oggi si conclude l’occupazione del nostro Liceo.
Dopo tre intensi giorni all’interno della scuola possiamo dire di essere certə di una cosa: lə studentə del Vittorio Veneto hanno bisogno di una scuola che stimoli culturalmente e inviti alla socialità, non hanno più intenzione di rimanere passivi davanti all’abbandono di questi valori. Siamo statə in grado, nonostante le ostilità riscontrate da parte della Presidenza, di riprenderci i nostri spazi e organizzarci per fare in modo di tornare a essere di nuovo una scuola di persone unitə. Abbiamo fatto tutto questo commettendo errori e tentando ogni giorno di migliorarci per poterci prendere cura della nostra scuola. Abbiamo avuto finalmente la possibilità di trovarci tuttə insieme a condividere un momento di reale socialità e scambio. Tutto questo l’abbiamo fatto insieme.
Nonostante ci siano state cose andate nel modo sbagliato, nonostante abbiano cercato costantemente di metterci i bastoni tra le ruote, siamo statə in grado di organizzarci per dimostrare che una scuola migliore può esistere.
Lə studentə non hanno solo bisogno di imparare nozioni a memoria, ma anche di poter sviluppare un pensiero critico e di poter vivere consapevolmente i loro luoghi di crescita al massimo delle loro opportunità. Dopo aver perso, negli anni in cui è più importante, la possibilità di educarsi alla socialità, oggi i giovanə scelgono di ribellarsi e riconquistare ciò che a loro è stato tolto. Quello che abbiamo fatto ci dimostra più di tutto quanto sia forte il potere della collettività, come tuttə insieme possiamo effettivamente fare in modo che le cose cambino e funzionino.
Si concludono oggi tre giorni importanti per la nostra scuola, che ci hanno insegnato più di quanto potessimo immaginare.


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