AH IL DESIDERIO! EDUCAZIONI, SCHERMI, CONSUMI
![](https://gliasinirivista.org/wp-content/uploads/15-2-1024x1021.jpg)
Passando del tempo con persone dai dieci anni in su risulta lampante che gli apprendistati relazionali, sociali e affettivi avvengono nella vita on line quale è organizzata e consumata sui social e sulle piattaforme predisposte.
Si impara a vivere in società, a stare con le altre e gli altri in relazioni di amicizia, di affetto, di lavoro anche e soprattutto attraverso la comunicazione digitale ed è evidente che questa vita sociale avviene in luoghi e in modi difficilmente raggiungibili e penetrabili dagli adulti.
Si potrebbe dire che è sempre stato così, fin dai tempi delle bande nei cortili e delle serate sui muretti, tuttavia si tratterebbe di una mossa semplificatoria. Gli ambienti digitali, le loro infrastrutture materiali, la loro connessione con i processi di produzione e consumo nel mercato e l’uso del tempo e della parola umane a cui essi danno oggi forma, rendono tutto molto più complicato.
Non basta dire che questa è oggi la forma del mondo e che possiamo istruirci alla vita con le macchine digitali in maniera intelligente e intergenerazionale. Senza analisi complesse rischiamo di perdere partite decisive nei campi della libertà, dell’ecologia, dell’uguaglianza. Iniziamo con questo focus una serie di confronti su questi temi capitali.
Se il desiderio di crescere, amare e conoscere vive e corre attraverso e dentro queste macchine, il cui funzionamento e logica spesso ignoriamo, c’è anche un desiderio che possiamo tenere fuori, recuperare a noi, trapiantare e far crescere in altri ambienti? Dare senso al mondo, sublimare pulsioni, fantasmi fantasie in opere espressive e creative: per crescere c’è bisogno di questo e di farlo con e per gli altri.
C’è bisogno di adulti capaci di predisporre contesti concreti e materiali di vita e azione collettiva in cui mettersi alla prova per la vita adulta e la crescita senza subire né arrecare violenza, per quanto differenti ci si possa scoprire. Questa è educazione del desiderio, o educazione al desiderio, e la leggiamo nelle due esperienze molto diverse ma affini presentate da Federica Lucchesini e da Emma Ferulano.
Ma come avviene l’educazione davanti agli schermi? Se il desiderio non è coltivato ma manipolato, separato dalla misura del collettivo e del materiale, soddisfatto velocemente e trasformato in bisogno? Luca Battistini ha studiato a partire dai giorni del lock down pandemico i consumi digitali dei più piccoli e ci racconta come l’intrattenimento riesca a manipolare desideri e attenzione per metterli a rendimento. Simone Lanza scrive un report da l’Assise de l’attention di Parigi, dove per tre giorni ricercatori, attivisti ed educatori hanno discusso del ruolo politico e sociale giocato dalle tecnologie digitali e si chiede se forse in Italia manchi un discorso pedagogico diffuso sulla digitalizzazione dell’infanzia a causa di un difetto storico di critica politica del progresso e dello sviluppo tecnologico.
Sempre Lanza con Gli Asini ha intervistato Marco Grollo dell’associazione Media Comunità Educazione sui Patti digitali di comunità. Un dispositivo con cui famiglie, comunità territoriali e associazioni pubbliche cercano di incontrarsi per costruire una cultura condivisa sull’uso delle tecnologie digitali in infanzia e preadolescenza. Ma è possibile educarsi all’autonomia e allo spirito critico oggi senza mettere in discussione modi e forme della scuola tradizionale? La falsa diatriba tra scuola democratica e crisi delle conoscenze riguarda ancora la falsa dicotomia tra educare e istruire come indica Antonio Vigilante nella sua lettura critica del libro di Gert Biesta Il mondo dell’educazione che lo porta, tra l’altro, a decostruire una interpretazione univoca del desiderio.