Padri e figli
Padri e figli
Di Remo Cesarani
Mi ha colpito, nel bel romanzo di Francesco Pecoraro La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie 2013), molto ammirato dalla critica, un passo del lungo monologo del protagonista, l’ingegnere, una sera in un’isola greca del Do- decanneso, mentre si trova solo, ha bevuto troppo ouzo e mangiato pesante e sta per scoprire il tradimento della giovane moglie. A un certo punto rievoca i rapporti con il padre e affronta tormentosamente il tema della situazione genitoriale, lui che non ha figli.
E mi è venuta in mente una famosa, provocatoria poesia di Philip Larkin. (La stessa poesia è tornata in mente a Charles Simic, recensendo sulla “New York Review of Book” un libro di memorie dello scrittore americano, di origini russo ebraiche, Gary Shteyngart, in cui l’autore rievoca i difficili rapporti con i suoi genitori.)
Larkin, poeta solitario, sardonico e risentito, probabilmente non era, come personaggio, molto simpatico. Di professione bibliotecario, celibe incallito per tutta la vita, allineato politicamente con la destra conservatrice, aveva i suoi gusti: amava il jazz e odiava tre personaggi dell’arte moderna i cui nomi iniziavano con la P: Ezra Pound, Charlie Parker e Picasso. Nella poesia intitolata This be the verse ha concentrato tutto il suo disperato disprezzo per i sentimentalismi e i convenzionalismi della famiglia mononucleare borghese.
Ecco il testo:
They fuck you up, your mum and dad.
They may not mean to, but they do.
They fill you with the faults they had
Add some extra, just for you.
But they were fucked up in their turn
By fools in old-style hats and coats,
Who half the time were soppy-stern
And half at one another’s throats.
Man hands on misery to man.
It deepens like a coastal shelf.
Get out as early as you can,
And don? have any kids yourself.
Che si può tradurre, con qualche libertà:
T’hanno fregato, mamma e papà,
senza volerlo, ma l’hanno fatto,
i loro difetti ti hanno trasmesso
e qualche extra ce l’hanno messo.
Li han fregati, a loro volta, dei buffoni in giacca e cappello,
che un po’ facevano le smancerie,
e un po’ si prendevano per il collo.
Ogni uomo trasmette all’altro miseria.
Questa sprofonda come un dirupo costiero.
Tirati fuori prima che puoi
e non far figli se non ne vuoi.
Larkin propose che al suo funerale questa lirica disperata fosse recitata da un coro di un migliaio di ragazzine scout. Chissà cosa direbbe, se interrogato oggi dai giornali, che sono pieni di chiacchiere sui padri di oggi, deboli e colpevoli, e sui loro figli, sempre stravaccati su un divano!