Le bambine in scena con Virgilio Sieni

Non è solo la padronanza tecnica di queste bambine a lasciar stupiti. Eppure si rimane stupiti. E non si tratta nemmeno di rimaner commossi dai tremori o dalle incertezze dell’infanzia. Eppure commuovono, provocando momenti lirici di grande intensità. Le tre coreografie di Virgilio Sieni pensate per ragazzine tra i dieci e i tredici anni – proposte all’interno del Festival Vie a Modena – aprono uno spazio nuovo e pieno, che sa di bellezza e gioia, secondo la ricerca del danzatore toscano. Ma si portano dietro anche l’immagine di un tempo sovrapposto e mai del tutto risolto: il corpo dell’infanzia, colto nel passaggio di una crescita imminente e già in corso, e soggetto prematuro di una disciplina e una perizia che sanno già di mondo adulto, di maturità e severa consapevolezza. Fuga, In ascolto e Baudelaire-primo studio sono pezzi brevi, di una ventina di minuti, costruiti secondo crescenti gradi di complessità e articolazione. Fuga è un duetto, nasce da un gruppo di bambine di Castiglioncello e In ascolto è sempre un duetto che proviene invece da Livorno. Nel quartetto Baudelaire le due esperienze si intrecciano sotto l’indicazione di un titolo, universo poetico, che andrà a intrecciare, in maniera ancor più articolata, anche per figure e ritmi, mondo adulto e mondo infantile.

Le tre coreografie fanno parte di Cerbiatti del nostro futuro, un progetto che nasce con l’idea apparentemente semplice di creare un repertorio di danza contemporanea per bambini tra i dieci e i tredici anni, che si stanno formando come danzatori in alcune scuole private. Negli ultimi anni le scuole di danza per bambini e ragazzi stanno vivendo un vero e proprio boom, maggiore di quello dei corsi dedicati al teatro che pure continuano a proliferare. I motivi sono tanti e complessi, sicuramente molti programmi televisivi, soprattutto i talent show, hanno contribuito in maniera determinante a diffondere il gusto della danza e del movimento. Il fatto è che provenendo dalla televisione i modelli proposti hanno a che fare con regole sfacciatamente spettacolari, fortemente ammiccanti e sono sempre alla fine competitivi. Di scuole di danza ce n’è di tanti tipi naturalmente, ma tra le proposte rigorosamente classiche e quelle più schiacciate sui modelli televisivi lo spazio di novità e sperimentazione è molto stretto. Il progetto di Virgilio Sieni, capillare com’è nel suo modo di lavorare, cerca di entrare delicatamente in queste scuole di danza e offrire dei corsi “altri”, innescando un meccanismo di contagio del gesto e della presenza tra gli stessi bambini. Un modo per far conoscere metodi diversi di concepire la coreografia. Stanno venendo fuori non saggi ben fatti di fine anno, ma lavori di grande bellezza, fragili e forti, iniziali e allo stesso tempo completi, conclusi. La metrica non lineare dei ragazzini, la loro specifica temporalità nella costruzione del movimento sembrano intrecciarsi perfettamente con le intenzioni del linguaggio disarticolato e poetico di Sieni. E così basta uno sguardo, un piccolo gesto diagonale a trascinarci in quel vortice scuro e luminoso, in un’età sacra e di trasformazione.