LA TERRA PROMESSA
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Siamo stati messi brutalmente di fronte a due avvenimenti destinati a mutare lo scenario internazionale, a compromettere la nozione di diritti umani, a porre le coscienze di fronte a un bivio. Dapprima l’eccidio di ebrei perpetrato da Hamas, seguito da una atroce vendetta di Israele, un vero e proprio sterminio di civili palestinesi condotto insieme alla sistematica distruzione di città, villaggi, scuole e ospedali e da un esodo di massa forzato. Le istituzioni internazionali sono paralizzate da un indigeribile miscuglio di interessi geopolitici, subalternità ad alleanze internazionali, incapacità di agire, indifferenza.
Di fronte a tutto questo forse davvero non ci sono più parole. Ma cosa può fare una rivista, che di parole vive? Come può trovare le parole giuste, senza cadere nella retorica, nell’invettiva, nella rabbia? Come può continuare ad esercitare la funzione critica che ne giustifica l’esistenza quando tutto, intorno, è dolore, disperazione, impotenza?
Forse una risposta non c’è, e di sicuro non c’è una risposta univoca. Si tratta innanzitutto di non abbandonare l’esercizio dell’analisi, della critica e della ricerca anche quando tutto questo viene reso sempre più difficile dalle variegate forme di autoritarismo che presidiano il dibattito pubblico e ne minano la libertà.
Abbiamo recuperato le profonde e lungimiranti riflessioni di Edward Said sul “diritto al ritorno” e l’appello accorato lanciato dallo storico Benjamin Cohen agli inizi degli anni ’80 contro la liquidazione dei palestinesi da parte degli israeliani, qui riletto dalla figlia Raya. E abbiamo scelto di far dialogare a distanza questi autori con voci che si interrogano su alcuni dei nodi problematici del presente che ci paiono essenziali: la disumanizzazione di un popolo (Ruba Salih), l’eredità della Shoah e i suoi usi politici (Levi Della Torre), le insidie del conformismo che si insinua nella rimozione delle cause di ciò che avviene sotto i nostri occhi (Boarelli). Caredda e Pillonca ci guidano nel susseguirsi degli eventi, anche attraverso un’ampia panoramica della stampa internazionale, Donini analizza la crisi dell’Onu e del multilateralismo.