Gli Asini - Rivista

Educazione e intervento sociale

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Inequilibrio 2020: Premio “Gli Asini”

Le sculture consegnate ai premiati, realizzate da Nicola Genco
23 Settembre 2020

Il premio (non venale) che ogni anno i collaboratori della rivista “Gli asini” destinano ad artisti e operatori italiani,  ha una lunga storia: è nato nel 1992 e ha cambiato nome a seconda delle riviste che nel tempo, seguendo uno stesso modello di lavoro di gruppo aperto al presente e alle sue tragedie e alle sue speranze, si sono chiamate “Linea d’ombra”, “La Terra vista dalla Luna”, “Lo straniero” e “Gli asini”. È stato ospitato, di volta in volta, in luoghi diversi, spostandosi da Santa Cesarea Terme a Città di Castello, da Roma a Napoli, da Santarcangelo di Romagna a Tricase, da Ravenna a Castiglioncello, da Lecce a Rosignano Marittimo, durante il festival Inequilibrio. Nato con l’intento di sostenere energie nuove ha inteso riconoscere il lavoro e le idee di gruppi e di persone generosamente attivi dentro una società povera di proposte e di novità, come è quella italiana di oggi. Anche quando ha forse ecceduto, per entusiasmo, nel richiamare l’attenzione su talenti e iniziative che non hanno mantenuto le promesse iniziali, il premio ha avuto una sua necessità e importanza, sia pure dall’interno di una marginalità coerentemente attiva, indicando ciò che di meglio la nostra società è riuscita a proporre nel corso di quasi trent’anni. Ai premiati sarà consegnata una scultura rappresentante l’asino, creata appositamente dall’artista pugliese Nicola Genco. Grafico, illustratore, designer, scultore, Genco è un artista visivo a tutto tondo. In tutte le sue creazioni è sempre palese l’interesse per i diversi aspetti della natura, così come il rapporto vivo e forte con la materia; frammenti di mondi diversi attraverso la sintesi creativa danno vita a opere d’arte caratterizzate dalla ibridazione di più materiali. Ha presentato le sue opere in diverse manifestazioni e rassegne di arte contemporanea in Italia e all’estero, in musei pubblici e gallerie private.

I premiati edizione 2020:

Alessandra Cutolo: teatro, regia teatrale, lavoro in carcere.

Barikamà: cooperativa sociale di immigrati nata a Roma dieci anni fa, producono e vendono yogurt e altri prodotti.

Carla Peirolero: animatrice festival suq di Genova. 

Claudio Giunta: professore di letteratura italiana Università di Trento, autore dell’antologia Cuori intelligenti e Le alternative non esistono (il Mulino).

Daniele Mencarelli: scrittore e poeta, autore di Tutto chiede salvezza (Mondadori).

Giuseppe De Rita: sociologo, fondatore e direttore del Censis, autore di Come cambia l’Italia. Discontinuità e continuismo (e/o).

Gianfrancesco Turano: scrittore, autore di Salutiamo, amico (Giunti). 

Lucia Capuzzi: giornalista del quotidiano “Avvenire”.

Luciano Mecacci: storico della psicologia, autore di Besprizornye. Bambini randagi nella Russia sovietica (Adelphi).

Kepler-452: teatro.

Paolo Pellegrin: fotografo.

Telmo Pievani: scienziato evoluzione Università di Padova.

Maurizio Lupinelli: teatro

Le motivazioni:

La giuria di collaboratori e amici della nostra rivista, presieduta da Federica Lucchesini, assegna i premi di quest’anno durante il Festival Inequilibrio di Armunia a Rosignano Marittimo. La cerimonia di premiazione si sarebbe dovuta tenere sabato 5 settembre a Rosignano Marittimo (LI), ma è stata cancellata per motivi di sicurezza a causa dell’aumento dei contagi in Toscana.

Lucia Capuzzi: in un’epoca di grande miseria del giornalismo italiano, o del giornalismo in generale, il quotidiano cattolico “Avvenire” ha tenuto alta la bandiera della responsabilità nei confronti di lettori confusi e frastornati dalle nuove tecnologie dell’informazione e della cosiddetta comunicazione. All’interno di questo quotidiano Capuzzi ha seguito con lucidità e partecipazione politica e morale gli avvenimenti di un intero semi-continente, l’America latina. È grazie al suo lavoro che molti di noi possono dire di capire ancora qualcosa del mondo contemporaneo.

Alessandra Cutolo: nella generale povertà di proposte del teatro italiano contemporaneo, rotta da rare eccezioni, Cutolo è stata all’avanguardia di un modo antico e insieme nuovissimo di rappresentazione come intervento artistico e politico allo stesso tempo, muovendosi con invidiabile agilità tra case occupate, carceri, scuole, periferie. Autrice dei propri testi, vicina alle sofferenze e alle speranze di più forme di emarginazione. Insieme scrittrice, attrice, regista-capocomica di se stessa.

Con instancabile energia Giuseppe De Rita ha fondato nel 1964 e diretto fino a oggi il Censis (Centro studi investimenti sociali), le cui inchieste e rapporti annuali si sono rivelati fondamentali per la comprensione delle mutazioni – economiche, politiche, culturali – vissute dal nostro paese. È grazie al Censis e a poche altre istituzioni come l’Istat che possiamo dire di aver saputo e di sapere ancora qualcosa dello “stato della nazione” e del suo popolo. Senza chiudere gli occhi davanti alle contraddizioni di uno sviluppo mal gestito e di una cultura e di un giornalismo conformisti e ruffiani.

Claudio Giunta: professore universitario di letteratura italiana tra i pochi degni di attenzione grazie alla sua instancabile curiosità nei confronti di un ambiguo e spesso tetro presente, lo si apprezza soprattutto per la sua attività pedagogica, la sua considerazione invero rarissima per i modi della trasmissione da chi sa a chi non sa, per il rispetto di studenti confusi dalla decadenza della scuola italiana e la crisi costernante della nostra pedagogia. Ricordiamo in particolare con doverosa riconoscenza i volumi antologici Cuori intelligenti (2016 e seguenti), che tutti, giovani o meno giovani, dovrebbero avere nelle loro biblioteche.

Maurizio Lupinelli: formatosi a Ravenna con il Teatro delle Albe, Lupinelli si è mosso in particolare tra Liguria e Toscana, occupandosi assiduamente di emarginazione soprattutto infantile e adolescenziale, seguendo una propria ricerca di un teatro che cerca le sue origini e la sua originalità nel magistero dei grandi sperimentatori estranei alle lusinghe del teatro ufficiale, anche di quello dei “gruppi”. Tra Beckett e Morganti, tra Fassbinder e Manfredini, Lupinelli è uno dei protagonisti di un teatro che rivendica la propria diversità e differenza.

Luciano Mecacci: studioso di storia della psicologia, in particolare di quella russa e sovietica (Lurija soprattutto), Mecacci ha consegnato all’editore Adelphi due saggi che consideriamo tra i tesori della cultura italiana contemporanea: la ricostruzione definitiva, da grande storico, in La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, nel 1944, di uno degli episodi più discussi della nostra “guerra civile”, e in Besprizornye. Bambini randagi nella Russia sovietica (1917-1935) di una tragedia degli anni dopo la Rivoluzione e dei Trenta delle grandi carestie in una Russia presto dominata dalla crudeltà staliniana.

Daniele Mencarelli, con il suo secondo romanzo, Tutto chiede salvezza, si è confermato, quarantenne, come uno dei rari narratori italiani degni di attenzione, per l’importanza dei temi affrontati, per la partecipazione affettiva alle vicissitudini dei suoi personaggi (dei quali non nasconde quanto vi è in essi di esperienza e di incontri diretti), con una tensione etica che sollecita nel lettore coinvolgimento e turbamento prima ancora che ammirazione.

Carla Peirolero è una delle anime della città più ricca di storia e di presente tra le grandi città portuali d’Europa. A Genova, in anni di trasformazioni più impudenti che necessarie, Peirolero ha fondato, diretto, organizzato, animato uno dei rarissimi festival degni di rispetto nel quadro di una delirante “società dello spettacolo”, il Suq, festival delle culture migranti. Luogo di incontro tra genovesi vecchi e nuovi, nell’attenzione e nel rispetto delle diversità culturali proposte dagli immigrati. Senza dimenticare la sua presenza attivissima all’interno del teatro ligure, di grande storia ma di incerto presente.

Paolo Pellegrin, cinquantenne, è uno dei fotogiornalisti più significativi e importanti di questi anni, membro della Magnum dal 2001 ha documentato – senza cinismo e al contrario con una dolente partecipazione al dolore delle vittime – guerre e rivolte nel mondo di oggi, un mondo facilmente dimentico nelle sue parti privilegiate della fatale violenza della Storia, “uno scandalo che dura da diecimila anni” cui conseguono le inenarrabili sofferenze dei popoli che la subiscono. Immagini di un Dies irae che sembra non avere mai fine.

Telmo Pievani, scienziato e filosofo (come dovrebbero essere tutti gli scienziati), storico della biologia, studioso delle teorie dell’evoluzione, Telmo Pievani è titolare della prima cattedra italiana di filosofia delle scienze biologiche presso l’Università di Padova ed è uno dei rari scienziati che sappia coniugare ricerca e divulgazione, e intervenire con competenza e passione nel dibattito che riguarda l’ecologia, il più rilevante di questi anni confusi. La sua competenza è diventata un importante punto di riferimento per tutti coloro che, giovani o vecchi, lottano per il rispetto della natura considerandolo un’attività eminentemente politica, sociale e culturale, il punto centrale di ogni presa di coscienza e per ogni lotta a venire, a fianco di quelle contro le disparità sociali e le forme di violenza che ne conseguono.

Gianfrancesco Turano: la sua attività di giornalista ha dato inchieste su corruzione, riciclaggio, finanza e mala-politica, di rara qualità dentro una professione molto decaduta e che hanno spesso riguardato la regione da cui proviene, la Calabria. Di essa ha espresso le speranze, denunciato i ritardi e analizzato le contraddizioni anche nell’attività letteraria, che ci è infine valsa un “romanzo storico” di grande vigore, tra le prove più convincenti di questa epoca. In Salutiamo, amico, ha affrontato con la solidità dell’analisi e la robustezza della cronaca la visione che della rivolta di Reggio del 1970, uno degli episodi più emblematici e controversi di anni di esplosive tensioni sociali, hanno potuto avere due ragazzini, eredi non indegni di grandi similari figure della storia della letteratura.

Barikamà è il nome di una cooperativa di immigrati africani che agisce a Roma dal 2011 e la cui principale attività consiste nella produzione e distribuzione di yogurt e ortaggi biologici, che consentono ai membri della cooperativa di ottenere un reddito e di costruire reti di relazioni sociali. “Barikamà”, nella lingua bambara, diffusa in Africa Occidentale, significa “resistenza”, nel senso della capacità di andare avanti e superare le difficoltà. La cooperativa incarna la storia esemplare di un gruppo di persone che sono riuscite a emanciparsi da una situazione di grave sfruttamento lavorativo attraverso l’autogestione, la cooperazione, il mutualismo, costruendo un’attività economica utile e sostenibile, solidale con le persone in difficoltà.

Kepler-452, gruppo teatrale nato a Bologna nel 2015 dall’incontro di Nicola Borghesi, Enrico Baraldi e Paola Aiello (con la collaborazione frequente di Lodo Guenzi), in pochi anni ha saputo imporsi come una delle realtà più vivaci e originali della scena contemporanea, rivolgendosi soprattutto a un pubblico di coetanei, con La rivoluzione è facile se sai come farla, un ritratto crudele e comico dello scontro silenzioso tra una generazione di creativi falliti dell’era bolognese post-Dams e la classe adulta e senile dei direttori, professori, editor, poi con Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso, calando Čechov nelle contraddizioni di oggi, con un linguaggio teatrale capace di accogliere materiali eterogenei e la presenza in scena di non professionisti; infine con F. Perdere le cose calandosi nei margini del tessuto urbano a contatto con senzatetto e migranti.

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