Dolci voltagabbane

Mi hanno sempre colpito le infinite espressioni italiane per designare sfumature diverse di quella che potrebbe essere un’unica caratteristica nazionale:
Gattopardismo
Voltagabbana
Trasformista
Tenere un piede in due staffe
Tenere un piede in due scarpe
Un colpo al cerchio e uno alla botte
Cerchiobottista
Cambiare casacca
Cambiare bandiera
Doppiogiochista
Salire sul carro del vincitore
Un uomo per tutte le stagioni
Essere una banderuola
Camaleontico
ecc. ecc.
Quanta ricchezza linguistica. Mi chiedo se tutto questo trasformismo c’entri qualcosa col fatto che l’Italia è un paese leader nell’industria della Moda. Non è difficile pensare che l’impulso a cambiare senza cambiare affini la sensibilità verso i vestiti nuovo – infatti diverse delle espressioni di cui sopra nominano capi di abbigliamento. Non siamo dalle parti di Superman che si leva gli abiti borghesi per mostrare la sua vera identità, quanto piuttosto da quelle di un esercito sconfitto che si toglie le uniformi per confondersi coi civili e scampare alla condanna per crimini di guerra. Che Armani, Prada e compagni, e tutto un popolo intossicato dalla moda come nessun’altro al mondo, siano il frutto squisito di questo spirito metamorfico?
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