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Viva “Poesia”! Storia di una rivista

Illustrazione di David Marchetti
21 Luglio 2020
Paola Splendore

Quel quaderno spillato al centro che per oltre trenta anni ci ha fatto conoscere migliaia di poeti italiani e stranieri è approdato in libreria con una nuova veste grafica. Dopo alti e bassi che ne avevano fatto più volte temere la chiusura, la storica rivista “Poesia”, fondata e diretta dal grecista Nicola Crocetti, è entrata a far parte del gruppo editoriale Feltrinelli, conservando il logo e la direzione del suo storico editore.
Il nuovo formato mantiene intatta l’impostazione interna dei materiali, l’alternanza consueta di poeti classici e contemporanei, noti e meno noti, di cui ci ha fatto conoscere anche i volti, perché Crocetti ha sempre considerato il volto del poeta un complemento indispensabile a coglierne l’identità, donandoci nei suoi 358 numeri una galleria straordinaria di ritratti.
La vecchia copertina con le foto in bianco e nero dei poeti, che ne ha caratterizzato negli anni l’impostazione grafica, è tuttavia cambiata e ne sentiremo forse la mancanza ora che il nuovo volume, diventato bimestrale, l’ha sostituita con una grafica più leggera e colorata, opera di Riccardo Vecchio.
Fin dal primo numero nel 1988 “Poesia” ha dato vita a un progetto ambizioso a vocazione culturale militante: portare la poesia fuori dalle enclave specialistiche e accademiche, partendo con una tiratura molto alta, poi attestatasi intorno alle 20mila copie. Crocetti voleva distinguersi dalla tipologia dominante delle riviste di settore. Voleva rendere “Poesia” reperibile ovunque e per questo l’aveva destinata alle edicole: “Volevo fare qualcosa che non c’era, un mensile d’informazione che desse conto degli avvenimenti più importanti a livello nazionale e soprattutto che potesse formare un mosaico dello stato della poesia contemporanea; un mosaico con molte tessere di colore e valore letterario diverso”. Unica nel suo genere per l’ampiezza dell’apertura a tutto campo al nuovo come alla tradizione, e la capacità di orientare verso la grande poesia, la rivista non tardò ad affermarsi tra le più diffuse nel panorama europeo, con una redazione fatta di poeti italiani e stranieri cui si aggiunsero negli anni i nomi più importanti della poesia contemporanea: Séamus Heaney, Derek Walcott, Tomas Tranströmer.
Il primo numero della nuova serie si apre con un “nume tutelare” della poesia, Percy Bysshe Shelley, nel celebre ritratto dell’artista inglese Alfred Clint, e un ampio stralcio della Difesa della poesia del poeta romantico, il pamphlet politico-filosofico scritto nel 1821 in polemica con chi sosteneva che, in un’epoca di trionfo della ragione e del progresso, non ci fosse più posto per la poesia. A loro, e a chi ancora parlava della presunta immoralità della poesia, Shelley risponde esaltando l’immaginazione come “il grande strumento del bene morale”, e classificando il piacere del bello tra le risorse principali dell’umanità. Il poeta/artista incarna – per Shelley – una figura chiave di ogni società, colui che avvicina al bello, all’invisibile.
Protagonista del volume è la poesia dal mondo, un invito a ampliare gli orizzonti di lettura verso lingue meno tradotte, scelta tutt’altro che scontata: Nicola Crocetti, lui stesso traduttore instancabile di poesia neogreca: Ritsos, Kavafis, Elytis, fino alla recente pubblicazione dell’Odissea di Kazantzakis, qui propone il monologo lirico del Guardiano del faro di Ghiannis Ritsos. Un ampio spazio è dedicato inoltre alla poetessa americana Edna St. Vincent Millay, richiamata in copertina da un disegno e da un titolo ammiccante, Scandalosa Edna, con una scelta di poesie nella versione congeniale di Silvio Raffo, che nel 2011 aveva pubblicato un’antologia della poetessa per Crocetti. Poco letta oggi, Edna St Vincent Millay ebbe una grande notorietà nella sua epoca, come poeta e come donna ‘audace frivola ribelle’, ricevendo a sorpresa, nel 1923, l’appena istituito premio Pulitzer per la poesia, che solo due anni dopo sarebbe andato a Robert Frost. Lontana dalle avanguardie e dalla poetica dei poeti più noti della sua epoca, Edna scrive eleganti poesie, per lo più sonetti, a metà tra classicità e modernismo, pervase di ironia e di sottile inquietudine. Da riscoprire.
Alla suggestiva sequenza di poesie sul mar Egeo dello scrittore colombiano Armando Romero con testo a fronte in spagnolo, si alternano in questo volume la riproposta di poeti italiani oggi meno letti, come Corrado Govoni o come Roberto Sanesi, trenta pagine dedicate a Theodore Fontane, più noto per il romanzo Effi Briest, le voci dei contemporanei Valeria Rossella, Daniele Piccini, Cesare Viviani, Franca Mancinelli, più alcuni inediti di Milo De Angelis, con una bella istantanea di Pavese, seduto sulla panchina di un parco mentre corregge sulle ginocchia le bozze di La luna e i falò e guarda le castagne appena cadute per terra, “lui solitario per forza e per natura”. Un ricco programma di letture per l’estate.
La prima serie di “Poesia” ha dato voce negli anni a più di quindicimila poesie, un patrimonio prezioso, la base da cui ripartire per la seconda stagione di questa coraggiosa impresa.

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