TUTTO E’ FIABA
A dare sostanza a questa sezione dedicata alla necessità, alla permanenza e alle trasformazioni della fiaba (e dello sguardo che comporta sul mondo) oggi, ribadite dal testo introduttivo di Giordana Piccinini ed Emilio Varrà, non potevamo che dedicare l’ottavo a colori ad alcune immagini di Fabian Negrin, selezionate e ordinate appositamente dall’autore stesso, tratte da Tutte le fiabe dei fratelli Grimm (Donzelli, 2015) e dai più recenti Alfabetiere delle fiabe e Mitomalìa. Storie che hanno incantato il mondo (Giunti, 2020 e 2022). La scelta non si deve semplicemente alla bellezza e alla spettacolarità delle immagini, ma alla particolare sensibilità che Negrin ha ripetutamente dimostrato nel catturare l’essenza di una fiaba (o di un mito) in una sola immagine. Sono vere e proprie icone “sacre” quelle che vengono dipanate e incarnano la volontà e l’ambizione di tentare un mosaico dell’umanità, non importa se procedendo per ordine alfabetico o per geografie. A volte le figure sono puri ritratti, la sintesi figurativa di una storia per mezzo di chi l’ha vissuta, che ci guarda in faccia con la sapienza del reduce, di chi è tornato dal viaggio per poterlo raccontare. Altre volte invece siamo spettatori di un’azione o di un’attesa, entrambi modi per rappresentare il momento fatale, quello dell’irruzione del mistero, della metamorfosi, dell’epifania, dopo il quale non sarà più come prima. Questa radicalità della fiaba Negrin ce la racconta anche a parole, con un suo intervento, come se fosse una presenza aliena di cui non riusciamo a dare vera spiegazione. Ma si potrebbe dire la stessa cosa anche per ciò che è così sprofondato in noi da perderne consapevolezza.
Il dialogo tra segreti “metafisici” e interiori, tra individuale e universale è da lungo tempo un asse di ricerca di Adalinda Gasparini, psicanalista, studiosa e appassionata di mito e fiaba che sa indagare senza cadere in interpretazioni costrittive o finalità terapeutiche. Dal 2015 cura, insieme a Laura Cioni e Claudia Chellini, Fabulando (www.fairitaly.eu/joomla/fabulando-ita), una sterminata raccolta di fiabe e miti, molti dei quali cercati, annotati, tradotti o ritradotti. Con Chellini cura anche una raccolta di fiabe italiane regionali e antiche, nelle lingue locali, per l’editore Foschi di Santarcangelo di Romagna.
La possibilità del sacro, la ricerca dell’essenziale come criterio insieme di senso e di forma, l’oscillazione sempre instabile tra l’orrore e il miracolo sono elementi del film di Laura Samani, Piccolo corpo, uscito nel 2021, e che ci piace poter presentare qui con le parole della stessa regista. Un lavoro che crediamo prezioso, nella sua durezza scabra, per la capacità di collegare senza didascalismi il nostro presente con una ancestralità che non ha nulla di banalizzante o consolatorio. Un indizio non isolato se pensiamo alla “meraviglia” che ora fa capolino ora si rivela pienamente in certo nostro cinema contemporaneo, da Alice Rohrwacher a Pietro Marcello.
Ricerca dell’essenzialità, dubbio filosofico, tensione metafisica, uniti a un grande rispetto per l’infanzia, sono alcuni dei nodi fondamentali del lavoro di Wolf Erlbruch, grande autore e illustratore tedesco morto lo scorso dicembre. Alessandro Giannetto ne fa un ritratto critico mettendo in evidenza le principali caratteristiche del suo lavoro, tanto riconoscibile quanto sfuggente, perché rifugge da messaggi definitori e piuttosto alimenta “la grande domanda”, titolo di uno dei suoi albi più famosi. Infine Goffredo Fofi si chiede quali forme la fiaba possa e debba assumere nel nostro tempo, dopo la grande stagione della fantascienza apocalittica e di fronte a scenari reali che preoccupano per la loro gravità, ma ancor più per la nostra incapacità a riconoscerla come tale.