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Gli asini – nuova serie · 106 · gennaio-febbraio 2023

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Categoria: Rivista
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Descrizione

Nel numero 104-105 degli Asini, Vittorio Giacopini ci ha invitato a prendere atto che “tutto è guerra”. Una guerra che sta dentro il clima in cui viviamo e l’“aria (guasta) che respiriamo”. In questo primo numero della nuova serie della rivista abbiamo preso sul serio il suo invito e abbiamo ragionato su “che fare” quando “tutto è guerra”. Una domanda tanto più necessaria quando ormai è passato un anno dal ritorno del conflitto armato sul continente europeo.
Guardare la guerra in televisione e leggere sui giornali e sui siti web dibattiti a proposito dell’opportunità e legittimità dell’invio di carri armati per salvare vite umane non è utile per comprendere quali scelte si pongano davvero davanti a chi è in guerra.
Per questo, abbiamo ascoltato persone per le quali la domanda “che fare” è molto più pressante rispetto a quanto lo sia per chi vive in Italia e la risposta a questa domanda comporta rischi per noi difficili da immaginare. Alcune persone, come Yurii Sheliazhenko in Ucraina e Alexander Belik in Russia, hanno scelto di opporsi alla guerra con l’obiezione di coscienza e di sostenere quanti rifiutano di prendere le armi: rischiano il carcere e sono additati come traditori della patria. In maniera molto diversa, Sergey Movchan, intervistato a Kiev da Vittorio Sergi, è un militante di un gruppo antifascista che ha deciso di partecipare alla guerra contro l’invasione russa, mettendo così a rischio la propria vita. Giacopini scriveva con nettezza che “dalla guerra bisogna disertare e l’unica guerra giusta è la guerra alla guerra” e aggiungeva “Ma prima bisogna capire”. Queste tre testimonianze, con le loro differenze, ci aiutano forse a capire le scelte a cui chi è in guerra deve far fronte. Scelte che oggi riguardano ucraini e russi, ma anche – e da tempo – persone in altre parti del mondo, su tutte, vicina a noi, la Siria. E sono scelte, queste, che – lo diciamo con timore – si fanno sempre più prossime. D’altro canto, la pace non è assenza di guerra, bensì un processo di costruzione di un mondo di giustizia sociale: ce lo ricorda Francesco Vignarca, nell’approfondire i nessi di causa-effetto tra guerre e distruzione ambientale.
“Tutto è guerra” anche in assenza di conflitti dichiarati, dove la violenza contro la libertà e la giustizia è feroce. Stiamo seguendo con attenzione e apprensione le mobilitazioni in Iran. Abbiamo chiesto ad Hanieh Gashghahei, disegnatrice iraniana che vive e lavora in Italia, di aiutarci a capire le ragioni le forme gli immaginari delle rivolte iraniane; Hanieh ha risposto alle nostre domande e ci ha regalato alcune delle opere con cui sta reagendo ai gravissimi eventi iraniani. Marina Forti, nel suo contributo, si chiede se il regime iraniano stia perdendo del tutto la legittimità nei confronti di una popolazione ormai disillusa ed esasperata. Le illustrazioni in bianco e nero che trovate nelle pagine della rivista sono di Majid Bita, artista iraniano.
Altri contributi di questo numero ci portano in altri paesi – Israele, con Aurora Caredda, Congo, con il missionario Franco Bordignon, intervistato da Giacomo D’Alessandro, America Latina, con Alessandra Riccio, e infine in Italia, dove sempre più spesso lo Stato interviene in modo autoritario e violento contro i movimenti sociali e, in quest’ottica, Luca Casarotti ci spiega la proposta di sorveglianza speciale avanzata contro un esponente del movimento ambientalista Ultima Generazione.
Ci parlano di violenza anche Maria Nadotti, ripercorrendo l’analisi di Robin Morgan ne Il demone amante, sul terrorismo inteso come violenza del maschilismo e del patriarcato, e Livia Apa, che, rileggendo Saramago e Lobo Antunes, ci ricorda le ferite delle guerre coloniali e gli inganni delle narrative nazionali europee.
Questo numero ospita anche i versi del poeta irlandese Michael Longley, recentemente premiato dall’Accademia dei Lincei, presentati da Giovanni Pillonca: versi che meditano sulla guerra e la morte ma anche sull’umiltà e sul senso di meraviglia per l’universo che circonda gli esseri umani.

In questo numero discutiamo anche di alcuni temi dei quali la crisi sanitaria legata al Covid19 ha mostrato l’importanza e l’urgenza, e lo facciamo a partire da due libri. Il primo è Infiammazione. Medicina, conflitto e disuguaglianza di Rupa Marya e Raj Patel; nell’intervista di Giuliano Battiston, Patel approfondisce ad esempio il rapporto tra salute e strutture sociali e il rischio che la medicina diventi uno strumento “coloniale”. Il secondo libro è Senza Respiro: La corsa della scienza per sconfiggere un virus letale di David Quammen (Adelphi 2022), che in questo numero discute con Telmo Pievani del carattere sempre provvisorio della scienza e dell’incapacità della politica di pensare al di là delle prossime elezioni; un libro documentato e importante, che però ci sembra non affronti alcune questioni politicamente rilevanti e necessarie, come nota Enzo Ferrara nel suo intervento, e rischia di delegare alla sola tecnologia la soluzione dei problemi. Un ultimo contributo ci aggiorna sulle proteste scoppiate a novembre in Cina contro la strategia Zero-Covid, in particolare le rivolte avvenute nel complesso industriale della multinazionale Foxconn, nella provincia interna del Henan, da cui molti operai sono letteralmente evasi perché costretti a un lockdown sui luoghi di lavoro: nell’intervista di Promise Li alla ricercatrice Dong Yige la ricostruzione di questa vicenda mostra anche come si stiano trasformando il lavoro nelle grandi industrie cinesi e le vite degli operai nelle aree rurali. L’intervista è stata tradotta da GioGo e inaugura una collaborazione tra Gli Asini, il Made in China Journal e il sito italiano Sinosfere.com, grazie alla quale torneremo a parlare spesso di Cina.

Le aperture del numero sono di Giancarlo Gaeta e di Luigi Monti, che ci forniscono delle chiavi di lettura di lungo periodo sulla “svolta dei tempi” in cui siamo immersi, e di Goffredo Fofi ed Enzo Traverso, che discutono di rivoluzioni e rivolte, mentre in chiusura di numero ancora Luigi Monti ha interrogato a lungo Fabio Milana su Celebrare la consapevolezza, il primo volume delle opere complete di Ivan Illich.

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