Luglio– 53|2018
atroce paese che amo
Nelle ore in cui chiudiamo questo numero della rivista, ci ha raggiunto la notizia della chiusura dei porti da parte del Ministro degli interni Matteo Salvini. Una misura che non ha precedenti nella storia della nostra Repubblica, presa contro l’Aquarius, una nave da ricerca e soccorso dell’organizzazione non governativa internazionale italo-franco-tedesca Sos Méditerranée, con a bordo quasi 700 migranti in fuga dall’inferno libico. Una misura presa per soli fini di propaganda elettorale permanente.
Oggi come non mai ci vergogniamo di essere italiani. Siamo disgustati dalla totale aderenza di sentimento tra il governo e il suo elettorato, un popolo tra i meno solidali, tra i più amorali ed egoisti tra quelli che compongono l’Europa, che ha dimenticato secoli di migrazioni, povertà e sofferenze patite. Siamo disgustati dalla peggiore classe dirigente che il nostro popolo poteva esprimere in questo momento storico. Siamo stupiti da chi ancora si scandalizza per la totale identità, politica e culturale, tra le forze ora al governo, espressione di una classe media frustrata, in crisi e totalmente manipolata: chi ancora si scandalizza o è un ingenuo o è in malafede.
Siamo infine avviliti di far parte di un “sociale” incapace di mobilitarsi contro questa spirale regressiva, un sociale che ripone ancora le sue illusioni nella politica (e nella sinistra!) e si rifiuta di guardare le cose in faccia e di comprendere ancora la profonda mutazione culturale e antropologica che questo paese ha vissuto in questi 25 anni.
Siamo disgustati da un “sociale” incapace di farsi movimento e di ribellarsi al governo più vile e vomitevole, come hanno ben detto i francesi, che questo paese potesse esprimere. (Gli asini)