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Kate Clanchy, una poetessa censurata

disegno di Riccardo Ricci
7 Luglio 2022
Giorgia Sensi

Kate Clanchy è autrice molto nota e apprezzata nel Regno Unito sia per la sua opera in versi sia per quella in prosa. Ha pubblicato diverse celebri raccolte di poesia (Slattern, 1995; Samarkand, 1999; Newborn, 2004) che hanno ricevuto tra i numerosi riconoscimenti il Forward Prize for Best First Collection, il Saltire Prize for Scottish First Book of the Year, il Somerset Maugham Award. Tra le opere in prosa possiamo citare la raccolta di racconti The Not-Dead and the Saved (2015), il romanzo Meeting the English (2013), il memoir sulla sua carriera di insegnante Some Kids I Taught and What They Taught Me (2019), vincitore del prestigioso George Orwell Award for Political Writing. Ha avuto inoltre un enorme successo nel Regno Unito l’antologia da lei curata England: Poems from a School (2018) in cui ha raccolto le poesie degli studenti, in massima parte migranti, della scuola Oxford Spires Academy – una scuola statale, multietnica, multiculturale – in cui lei era Writer in Residence e teneva un laboratorio di poesia.

In una serie di violenti attacchi sui social media, Kate Clanchy è stata accusata di usare espressioni razziste, soprattutto nelle sue opere più recenti e più popolari come le citate England: Poems from a School e Some Kids I Taught and What They Taught Me; più popolari le opere, più violenti gli attacchi. Il suo caso è finito per mesi sui principali quotidiani britannici e i suoi studenti – i giovani poeti inclusi nell’antologia – hanno scritto calorosi articoli in sua difesa, ma inutilmente. Il suo nome ne è uscito travolto. Quello che soprattutto spaventa in questa dolorosa vicenda è che Picador, suo editore storico, non l’ha né difesa né sostenuta – al contrario, l’ha abbandonata e alla fine il contratto tra autrice ed editore è stato scisso. Molte sue edizioni rischiano di andare perdute. Una campagna di cancellazione diventata celebre e che ancora infuria nel Regno Unito: si veda il link a una sua intervista-video su UnHerd 

Kate Clanchy è conosciuta in Italia soprattutto per la sua poesia. Si vedano Neonato: Poesie scelte, traduzione e cura di Giorgia Sensi, Medusa, 2007; La testa di Shakila: Poesie e prose scelte, traduzione e cura di Giorgia Sensi, Lietocolle e pordenonelegge, 2019; Le colombe di Damasco, cura di Kate Clanchy, traduzione di Giorgia Sensi, Lietocolle, 2020 (versione italiana di England: Poems from a School).

Kate Clanchy ha partecipato all’ultima edizione del festival Ritratti di Poesia 2022, Roma, 8 aprile, video visibile su Raiplay, Ritratti di Poesia, seconda parte.

Le due poesie che seguono, “Hafiz Says” e “None of This Needs to Be for Us”, entrambe tradotte qui da Giorgia Sensi, sono inedite in Italia. La poesia “Hafiz says” è stata letta da Kate Clanchy al citato festival Ritratti di poesia 2022.

Il racconto che segue, “The Not-Dead and the Saved”, qui nella traduzione collettiva di Pietro Deandrea e di un gruppo di studenti, ha vinto il BBC National Short Story Award 2009 e il VS Pritchett Memorial Prize ed è stato successivamente incluso nella raccolta The Not-Dead and the Saved and Other Stories (Picador 2015). Sia le poesie sia il racconto sono qui pubblicati per gentile concessione dell’autrice.

Giorgia Sensi, maggio 2022

Yalda night is a Persian/Hazara solstice festival where apart from the usual eating, drinking, singing and reciting, participants perform the Divan of Hafiz. This means you hold a special book of the Sufi poet Hafiz to your forehead, and ask the universe a silent question. You open the book, and find the answer in a poem. Mine was ‘Love will dignify your broken heart.’ and here is my poem. 

Kate Clanchy

Hafiz Says

your love will dignify my heart, my broken heart,

my heart which has been stripped of all its fine clothes,

my heart beaten from the city gates, my bruised heart

in rags and tatters, my heart trying to hide the cuts on its knees.

My heart so thirsty it has drunk from oily puddles, my heart

so hungry it has eaten from chip papers, my heart

that sat with thieves, my heart that drank

moonshine and got out the cards, my heart

that won a coat, my heart that walked on. Will you 

dignify this heart, my lord, lord with the vagabond heart?

I have arrived at your castle (smell of clean clothes,

smell of fine coffee). I’m climbing your gate, calling up

to your window –The night is over. The dawn

is a red line on the hills. Walk there with me. 

Yalda è la notte del solstizio d’inverno in cui si tiene una festa Persiana/Hazara dove non solo si mangia, si beve, si recita, ma i partecipanti rappresentano il Divan di Hafiz. Questo consiste nel tenere sulla fronte un libro speciale del poeta sufi Hafiz, e fare all’universo una muta domanda. Si apre il libro, e si trova la risposta in una poesia. La mia è stata “L’amore darà dignità al tuo cuore spezzato”, e questa è la mia poesia.

Kate Clanchy 

Hafiz dice

il tuo amore darà dignità al mio cuore, il mio cuore spezzato,

il mio cuore spogliato di tutti i suoi abiti belli,

il mio cuore respinto dalle porte della città, il mio cuore contuso,

a brandelli, il mio cuore che cerca di nascondere le ferite alle ginocchia.

Il mio cuore che ha tanta sete, che ha bevuto da pozzanghere oleose, il mio cuore

che ha tanta fame che ha mangiato dal cartoccio di giornale delle patatine, il mio cuore

che si è seduto coi ladri, il mio cuore che ha bevuto

alcol di contrabbando e tirato fuori le carte, il mio cuore

che ha vinto un cappotto, il mio cuore che ha continuato a camminare. 

Darai dignità a questo cuore, signore, signore dal cuore vagabondo?

Sono arrivata al tuo castello (odore di abiti puliti,

odore di buon caffè). Mi sto arrampicando sul tuo cancello,

chiamando alla tua finestra – La notte è finita. L’alba 

è una linea rossa sulle colline. Cammina là con me.

None of This Needs to Be for Us

not this morning mist, not the earth’s

insistent frost, the grasses stopped

in dancing pose, the river’s bridal

breath, the teasel dressed in gossamer.

I’ll tell the shaft of light between the clouds

that thinks it’s God, I’ve got too old. 

These days I dream of packing, maps,

being late. Truth is, I wake expecting

nothing. Listen, the creak of a foot

on heavy ice, like a door, like a sore heart

opening. The sky is flowering, yellow, pink.

You’re right. That blue could swallow us

Niente di questo a noi è necessario 

non questa foschia mattutina, non

l’insistente brina della terra, l’erba 

fissata in posa danzante, il fiato nuziale

del fiume, il cardo vestito di ragnatela.

Al raggio di luce fra le nuvole che crede

di essere Dio dirò che sono troppo vecchia.

In questi giorni sogno di bagagli, mappe, 

di essere in ritardo. Il fatto è che mi sveglio e

non mi aspetto niente. Ascolta, lo scricchiolio di un piede

sul ghiaccio spesso, come una porta, un cuore dolente

che si apre. Il cielo è in fiore, giallo, rosa.

Hai ragione. Quel blu ci potrebbe inghiottire.

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