panoramiche
Detriti
di Francesco Ciafaloni
Dopo la strage di Nizza, come dopo tutte le stragi precedenti, accanto al lutto e al dolore, più che dovuti, emerge da molti commenti la tendenza a individuare un nemico assoluto, esterno, malvagio, potente, infiltrato tra noi, da punire, da distruggere. L’assassino di Nizza, mentre se ne conoscono solo il nome, i problemi personali e familiari, i precedenti penali, diventa l’esponente di una potenza ideologica e militare contro cui schierarsi in armi. Noi, innocenti come le innocenti vittime, noi, con i nostri valori – libertà, uguaglianza, fraternità, naturalmente – contro loro, i fanatici, i violenti, gli intolleranti: una guerra della tolleranza contro l’intolleranza, è stato scritto.
Il guaio è che dentro il loro finiscono – perché non reagiscono, perché non denunciano, non si dissociano abbastanza – milioni di persone, residenti qui, credenti e non credenti nell’islam, perché per l’origine propria o familiare, per i costumi, per l’aspetto, sono riconducibili al soggetto violento e potente che vorremmo sconfiggere, giudicare e punire.
I poteri politici e la forza militare e poliziesca del nostro paese e dei paesi simili dovrebbero costituirsi in iustus iudex ultionis e annientare loro, liberarci dal male. Ma sostenere che le nostre società siano fondate sulla libertà, l’uguaglianza, la fraternità, è una atroce menzogna. Le nostre società sono diventate ecosistemi detritici, discariche sociali in cui uguaglianza è diventata una bestemmia, alla fraternità pensano solo un vecchio papa e non moltissimi uomini di buona volontà, e libertà è diventata il diritto dei ricchi di fare ciò che vogliono dei loro soldi, e di chi può accedere a una tribuna di insultare chi vuole e come vuole. È diventata libertà da tutti i doveri sociali e personali che tengono insieme una società.