In casa
Fare il sindaco a Riace
di Domenico Lucano
incontro con Maurizio Braucci e Ciro Minichini

Foto: Soledad Amarilla
Questo articolo è stato pubblicato sul numero 56 de “Gli asini”: abbonati o fai una donazione per sostenere la rivista.
Abbiamo incontrato il sindaco di Riace Domenico Lucano, ad agosto, quando aveva appena interrotto lo sciopero della fame iniziato per protestare contro il mancato trasferimento dei fondi pubblici al servizio Sprar (Sistema di servizio protezione per richiedenti asilo e rifugiati) del comune calabrese. Grazie a essi e alla sensibilità del suo sindaco, dal 2004 Riace ha realizzato un’esperienza di accoglienza che avrebbe l’efficacia e la semplicità per fare da modello in tante parti d’Italia, invece da circa un anno sta subendo l’ostilità da parte del ministero dell’Interno prima retto dal democratico Marco Minniti e poi dal leghista Matteo Salvini. Al Comune di Riace sono state contestate irregolarità nel modo in cui è stato gestito lo Sprar, con motivazioni chiaramente pretestuose. Così si prova a bloccare un processo in cui l’arrivo di persone da altri Paesi è un espediente per trasformare in meglio la vita dei locali. Ma, mentre divampano le polemiche sulla presunta invasione di migranti in Italia, il modello Riace e il suo sindaco ottengono grande visibilità e supporto a livello internazionale e forse proprio questo ha infastidito i due ministri competenti e le loro politiche.
Quando siamo arrivati, sebbene il contenzioso con il Viminale fosse ancora aperto, Lucano aveva interrotto lo sciopero della fame perché alcune delle donne africane che digiunavano insieme a lui avevano avvertito dei malori. Intanto, proprio in quei giorni, la rete dei Comuni italiani Recosol aveva attivato una raccolta fondi per finanziare il servizio di accoglienza di Riace, malgrado il sindaco continuasse a rivendicare prioritariamente i fondi a lui dovuti per legge dallo Stato. Domenico Lucano ci ha parlato della dialettica tra visioni ideali e possibilità materiali, di un’economia in cui comunità e ambiente sono pezzi di uno stesso sistema, di una politica che può ravvivare le coscienze o ammorbarle.
Parlaci di questa esperienza di Riace.
È importante tenere presente in che territorio ci troviamo. Perché questa storia di Riace, questa esperienza di accoglienza si svolge dentro la terra di Calabria, nella Locride, che io conosco bene. Del resto io ho sempre vissuto in Calabria, tranne che per una decina di anni. La mia famiglia è riacese, piena di emigranti. Abbiamo moltissimi parenti a Buenos Aires e negli Stati Uniti. Sono sindaco da quindici anni. E non ho fatto il sindaco solo negli uffici comunali, ma l’ho fatto anche in maniera molto partecipata, costruendo relazioni umane, sociali. Quindi arrivando a un profondo livello di conoscenza del territorio. Oggi mi chiedo perché sono stato portato al centro dell’attenzione, tanto che questa storia ha avuto dei risvolti giudiziari, anche se ancora non mi dicono chiaramente di cosa mi accusano. Mi contestano alcuni reati di natura penale, ma non è che si capisca molto bene qual è il punto. Io penso di poter dare delle risposte, ma finora ho evitato di farlo, per non creare pretesti per un certo modo di fare politica.
Il motivo è sempre lo Sprar?
Ma non è solo per quello. Come ti stavo dicendo, in questi anni ho imparato tante cose. Ho cercato di dare, mosso dalla passione politica, ma ovviamente ho anche imparato molto. Non serve a niente parlare male delle persone. Questa è una cosa che non faccio mai, nemmeno con gli avversari politici. Non l’ho fatto neanche in quest’ultimo periodo. Anche qui a Riace c’è il partito della Lega, di Salvini. E devo dire che è esasperante, loro esasperano questo clima di odio. La Riace del mio primo mandato è cambiata, oggi è diversa. Vedo che anche a Riace si sentono gli effetti di tutto quello che sta succedendo nel resto d’Italia. Del resto, il sistema mediatico determina, influenza, costruisce la società.